Albin Kurti, premier del Kosovo, ha dato l’ultimatum ai serbi per rimuovere le barricate innalzate per protestare contro l’arresto di un ex poliziotto. Secondo fonti vicine a Vecherne Novosti i Paesi del Quintetto sul Kosovo (Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia) sono stati avvisati che

Le strutture di sicurezza del Kosovo, guidate dalle Unità speciali di polizia Njso, ora in stato di massima allerta, prenderanno tutte le misure per rimuovere le barricate nel nord

Kurti si era già espresso con durezza in precedenza.

Il passato deve rimanere tale. Noi siamo un governo di pace che vuole garantire la sicurezza per tutti i cittadini senza distizione di etnia, religione, sesso o età. La militarizzazione della Serbia nel corso degli anni ci ha portato a questa situazione, con la Serbia che minaccia la guerra e il ritorno delle sue truppe in Kosovo. La dirigenza di Belgrado oggi parla e si comporta come 23 anni fa ed è guidata dagli stessi politici, come (il presidente serbo Aleksandar) Vucic, ex ministro della propaganda di Slobodan Milosevic, e (il ministro degli esteri Ivica) Dacic, ex portavoce di Milosevic. Le azioni della Serbia costituiscono minacce costanti. La pace in Kosovo è arrivata dopo la nostra guerra e l’aiuto dell’alleanza, al termine di un regime genocida

La Serbia convoca una riunione di emergenza

Secondo il presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha immediatamente convocato una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza nazionale per capire come comportarsi in caso di intervento contro la popolazione serba, la mossa di Kurti servirà a “perseguitare il popolo serbo” e “scatenare una tempesta” sulla popolazione.

Questo è il momento in cui spetta alla Kfor (la forza della Nato) e alla (missione Ue) Eulex impedire il caos che Kurti sta preparando

Così Rakic, ministro che governava le municipalità a maggioranza serba del Kosovo prima di annunciare il boicottaggio totale di tutti i suoi sindaci e il ritiro dalle elezioni locali, rinviate ad aprile.

Perché sono state erette le barricate

Le barricate sono state innalzate in segno di protesta contro l’ex poliziotto serbo-kosovaro Dejan Pantic, accusato del coinvolgimento in atti terroristici, come l’assalto agli uffici elettorali e a funzionari della polizia kosovara.

Pantic, insieme ad al altri 600 ufficiali serbi di stanza in Kosovo, si è dimesso unendosi alla campagna di boicottaggio della lista Serbia, dopo la nomina di un ministro kosovaro per le Comunità che non proveniva dagli schieramenti del partito sostenuto da Belgrado.