Come ormai è consuetudine, nel corso dell’Angelus domenicale Papa Francesco ha rivolto un pensiero all’Ucraina e in questo caso specifico verso i bambini. Con il Natale alle porte, infatti, il Santo Pontefice non ha potuto evitare di menzionare le amenità vissute nell’ultimo anno dai bambini coinvolti nel conflitto bellico; la dedica del Papa è arrivata sotto forma di invito alla preghiera destinato a tutti:
Pregare davanti al Presepe perché il Natale del Signore porti un raggio di pace ai bambini di tutto il mondo e soprattutto a quelli che vivono i giorni bui della guerra in Ucraina, che distrugge tante vite e tanti bambini.
Dall’Ucraina al Sudan poi, dove nella regione meridionale negli ultimi giorno sono aumentati sempre di più gli scontri che hanno visto vittime anche i civili:
Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dal Sud Sudan circa i violenti scontri dei giorni scorsi. Preghiamo il Signore per la pace e la riconciliazione nazionale, affinché cessino gli attacchi e siano sempre rispettati i civili.
Il messaggio di Papa Francesco sulle donne e la castità
La seconda parte del lungo messaggio di Papa Francesco si è poi spostata dai temi legati a Ucraina e Natale per passare alla Giornata della Montagna; a tal proposito il Santo Pontefice ha voluto fare un parallelismo singolare tra il ruolo della donna e proprio le montagne:
Oggi si celebra la giornata della Montagna, ricordiamo l’importanza di questa meravigliosa risorsa per il pianeta e la vita dell’umanità. Il tema di quest’anno è le donne muovono le montagne ed è vero. Dalla gente di montagna impariamo il senso di comunità e il camminare insieme. Ieri a Barbacena, in Brasile, è stata beatificata Isabel Cristina Mrad Campos. Questa giovane è stata uccisa nel 1982 a 20 anni in odio alla fede per aver difeso la sua dignità di donna e il valore della castità. Il suo eroico esempio possa stimolare in particolare i giovani a rendere una generosa testimonianza di fede e di adesione al Vangelo. Un applauso alla nuova beata.
Infine, un lungo messaggio per parlare delle carceri intese sia in senso stretto che metaforico:
Anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo; le opere che compie sono sorprendenti rispetto ai nostri calcoli. Il carcere oltre che al luogo fisico, fa pensare alla situazione interiore che sta vivendo: in carcere c’è oscurità, manca la possibilità di vedere chiaro e di vedere oltre. Anche noi a volte possiamo trovarci in un carcere interiore, incapaci di riconoscere la novità del Signore, che forse teniamo prigioniero della presunzione di sapere già tanto su di Lui. Magari abbiamo nella testa un Dio potente che fa ciò che vuole, anziché il Dio dell’umile mitezza. Può capitarci qualcosa di simile anche con i fratelli: abbiamo le nostre idee, i nostri pregiudizi e affibbiamo agli altri – specialmente a chi sentiamo diverso da noi – delle rigide etichette.