Aumento pensioni 2023. La perequazione delle pensioni è la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita. Questa misura ha lo scopo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni, mettendole al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione.
Aumento pensioni 2023
Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto che dispone a partire dal 1 gennaio 2023 un adeguamento pari a +7,3% delle pensioni dei cittadini.
L’aumento, come previsto dalla normativa vigente, è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022.
Tabella rivalutazione
Il disegno di legge di bilancio 2023, approvato in Consiglio dei ministri lunedì 21 novembre, ritocca il meccanismo di rivalutazione, passando a sei scaglioni: 100, 80, 55, 50, 40 e 35%.
L’adeguamento sarà dell’80% per gli assegni pari o inferiori a cinque volte il minimo, del 55% per quelli tra cinque e sei volte il minimo, del 50% tra sei e otto volte il minimo, del 40% tra otto e dieci volte il minimo e del 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro).
Il trattamento minimo 2023 salirà a circa 570 euro [524,34 euro al mese x (7,3% + 1,5%)]. Per le pensioni di importo superiore, la rivalutazione è invece riconosciuta nella misura del:
- 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il TM;
- 80% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il TM;
- 55% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 5 e 6 volte il TM;
- 50% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 6 e 8 volte il TM;
- 40% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 8 e 9 volte il TM;
- 35% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 9 volte il TM.
Pensioni minime a 600 euro?
Nei giorni scorsi si era fatta strada l’ipotesi di alzare i trattamenti minimi fino a 600 euro per la fascia più anziana e meno abbiente di pensionati. Per Forza Italia infatti sarebbe possibile arrivare a questa cifra, anche se non per tutti, visti gli appena 400 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro per cambiare la Legge finanziaria. La mediazione proposta potrebbe premiare solo alcune categorie di over 70, ma è di difficile applicazione. Tuttavia il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè non ha dubbi: “Arriveremo a 600 euro al mese come chiede Berlusconi”. Stando alle dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon non ci sarebbero i fondi sufficienti per sostenere un simile incremento, o almeno non in questa finanziaria. Ma l’obiettivo potrebbe essere raggiunto nel corso della legislatura, si legge nelle note.