Riforma della giustizia, il ministro Carlo Nordio racconta il suo progetto in un’intervista esclusiva a Il Messaggero.

Tra i punti salienti presentati al Parlamento nelle scorse settimane l’avviso di garanzia, il ruolo dei giudici-manager, gli investimenti dei fondi in arrivo dall’Ue: un’enorme macchina che, per sua stessa ammissione, “darà i primi risultati entro il mese di giugno“.

Riforma giustizia, Nordio: “Avviso di garanzia sarà oggetto di revisione”

Pur non essendo in cima alla lista delle priorità del governo Meloni, la riforma della giustizia costituisce un punto chiave dell’Esecutivo in carica: a condurla passo dopo passo è il ministro Carlo Nordio, che ha ricevuto diverse critiche ma anche alcuni sponsor da parte delle opposizioni. L’ex magistrato parla di “reazioni prevedibili” da parte dei alcuni leader da parte alle iniziative a freddo del nuovo governo, isolando il fanatismo e promettendo di fare del suo meglio proprio per mettere all’angolo chi ricorrerà esclusivamente a minacce e clima d’odio.

Partendo dal tema dell’avviso di garanzia, strumento focale saranno le intercettazioni (non solo telefoniche), ritenute “utili e talvolta indispensabili per i reati connessi a un allarme sociale” ma “costose e spesso infruttuose in casi di bassa rilevanza“. Spese che l’ex magistrato quantifica in 200 milioni e che “sarebbero forse più efficaci come finanziamento al sostegno psicologico per i detenuti“. Obiettivo dichiarato, serrare la vigilanza ed evitare che finiscano in pasto ai media: idem per quanto riguarda la cassa di risonanza in materia del registro degli indagati, “fonte di delegittimazione automatica”.

Nordio difende i giornalisti di cronaca giudiziaria (“Fanno solo il loro dovere”) facendo ricadere ogni responsabilità su chi facilita la fuga di notizie, a meno che non si eccedano i limiti costituiti dalla diffamazione e dalla compromissione delle indagini. Poi, il discorso passa a un altro tasto “dolente”, quello della giustizia civile su cui il ministro si è soffermato ampiamente nella sua relazione al Parlamento. La base di partenza sarà la riforma Cartabia, “con cui noi spingeremo ulteriormente sull’acceleratore” a cominciare dalla digitalizzazione.

Tra gli esponenti dell’opposizione sono arrivati venti favorevoli da Giorgio Gori (PD, sindaco di Bergamo) e da Matteo Renzi.