Riforma pensioni 2023 ultima ora. La manovra del governo Meloni è in Parlamento, dove si stanno esaminando gli emendamenti. Tra i dossier più delicati quello sulle pensioni.

Riforma pensioni 2023 ultima ora

Nel 2023, in attesa di una revisione completa del sistema pensionistico, al posto di Quota 102 ci sarà Quota 103: sarà possibile lasciare il lavoro a 62 anni con 41 di contributi. Tuttavia scatterà un tetto all’importo dell’assegno, che non potrà andare oltre le 5 volte il minimo Inps, spingendo così coloro che superano una certa soglia di stipendio a rinunciare all’uscita anticipata.

L’obiettivo sbandierato dalla maggioranza è arrivare a Quota 41 secca, senza dunque limiti di età anagrafica, magari al termine di un breve percorso di qualche anno segnato da quote flessibili. Ma c’è da fare i conti con una spesa pensionistica sempre più alta.

Opzione donna

Al momento il testo prevede che il pensionamento sarà possibile solamente alle donne che entro il 31 dicembre 2022 avranno maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e un’età anagrafica di sessanta anni, ridotta di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due, e che assistano un convivente con handicap grave da almeno sei mesi, oppure siano loro stesse dichiarate invalide almeno al 74% o ancora siano state licenziate o siano dipendenti da imprese dichiarate in stato di crisi.

Sulla discriminante tra madri e non madri ci sono state polemiche e c’è chi ritiene che tale decisione possa anche risultare incostituzionale. Per questo l’idea del governo è quella di tornare al vecchio sistema, vale a dire in pensione a 58 anni e 35 di contributi senza vincoli di figli.

Un altra possibilità  che viene considerata prevede invece una proroga non di 12 mesi ma di 6 o 8 mesi con i requisiti oggi in vigore,  in vista della revisione completa del sistema previdenziale, attesa da molto tempo.

Dall’opposione arriva invece l’annuncio di un emendamento che proroga ancora per un anno la misura dnella forma attuale.

Rivalutazione pensioni minime

Anche se Forza Italia insiste, non sembra esserci spazio per un ulteriore ritocco della rivalutazione per gli assegni più bassi rispetto a quanto già previsto nella bozza della Legge di Bilancio.

Nei giorni scorsi si era fatta strada l’ipotesi di alzare i trattamenti minimi fino a 600 euro per la fascia più anziana e meno abbiente di pensionati. Per Forza Italia infatti sarebbe possibile arrivare a questa cifra, anche se non per tutti, visti gli appena 400 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro per cambiare la Legge finanziaria. La mediazione proposta potrebbe premiare solo alcune categorie di over 70, ma è di difficile applicazione. Tuttavia il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè non ha dubbi: “Arriveremo a 600 euro al mese come chiede Berlusconi”. Stando alle dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon non ci sarebbero i fondi sufficienti per sostenere un simile incremento, o almeno non in questa finanziaria. Ma l’obiettivo potrebbe essere raggiunto nel corso della legislatura, si legge nelle note.