La scaletta del concerto di Max Pezzali è un percorso escatologico, un cammino di risurrezione e un salvataggio in extremis del nostro essere fanciullo. Se la si analizza attentamente, si potrà scorgere un qualcosa di difficilmente replicabile: dalla prima all’ultima canzone è un racconto di vita costante, tutto sotto forma di canzone. Basta la scaletta di un concerto, a volte, per rendersi conto di quanto si è fortunati. Penso al mio amico che ha scelto la data dell’otto dicembre per godersi il suo primo concerto dal vivo e cerco di immaginare il tutto come se i suoi occhi fossero i miei. Tutto partito da San Siro per un viaggio che sembra non conoscere fine.
Quando partono le prime note, gli arbre magique illuminano il PalaTiziano e la prima parola in assoluto pronunciata da Max Pezzali è “tappetini”, intorno a noi parte un moto emotivo gigantesco, come se tutti fossero tornati ad arrotolare i nastrini delle videocassette con la penna mangiucchiata il giorno prima. “Sei un mito” non è solo la descrizione del tentato raggiungimento di un amore, ma anche la dedica che tutte le persone in ascolto, ballanti o meno, hanno rivolto alla voce di chi ha accompagnato la loro esistenza.
La scaletta di Max Pezzali è un viaggio da bambini
La scaletta del concerto di Max Pezzali prosegue con “Lo strano percorso” che, da tempo, è davvero “di ognuno di noi”. Poi c’è il tempo per il medley acustico, quell’insieme di tessuto delle canzoni d’amore più belle della carriera di Max Pezzali. Intorno a me persone di tutte le età che si divertono e piangono, ma soprattutto lo fanno insieme. Di rado ho visto una persona saltare di gioia con le lacrime agli occhi, come se il bambino imprigionato si fosse risvegliato e festeggiasse per questo, piangendo come se fosse stato liberato da Jumanji.
Sarà anche vero che il principio naturale che la regola dell’amico non sbaglia mai, ma non sbaglia mai neanche Max Pezzali. A Roma c’è spazio per commuoversi, per abbracciarsi, per “fare casino” – citando “Sempre noi” – e per saltare come degli ossessi. C’è spazio per ogni emozioni con canzoni che non cambiano da anni. Il segreto della felicità, forse, sta proprio qui. Poco spazio, tanto tempo e la voglia di condividere il proprio tempo.
Chiudere “con un deca” non è cosa da poco, ma ci dà il bilancio del concerto di Max Pezzali. Con un deca non si può andar via, ma se la vedo dagli occhi del mio amico allora diventa tutto più semplice. Un amico al suo fianco, un amore e davanti quel ragazzo della prima B che suona, canta e ci dà il sorriso. Grazie Max, Max 3.0.