Pinocchio del Toro su Netflix da oggi 9 dicembre, noi ve lo raccontiamo in questa recensione perché il mondo può tornare a sognare con la nuova originale versione della favola di Carlo Collodi. Il regista messicano si appropria della storia e dei suoi messaggi trasmutandoli in qualcosa di attuale, facendo del suo film la sua più feroce critica alla società attuale ambientando il tutto ai tempi del fascismo. Trent’anni ha impiegato Guillermo del Toro per regalarci il suo Pinocchio, possiamo dire ben spesi.
Pinocchio Del Toro Netflix recensione
Carlo Collodi non aveva decisamente in mente un film sul fascismo quando aveva pensato a Pinocchio, anche perché ovviamente era vissuto diversi secoli prima, ma l’idea di Guillermo del Toro di spostare la favola ai tempi prima della guerra e poi del regime guidato da Benito Mussolini è semplicemente geniale. La storia perde tutto ciò che aveva di superfluo anche nei personaggi, con la Volpe e Mangiafuoco che si uniscono in un vero villain che accompagnerà tutta la vicenda del nostro burattino di legno. La storia è un racconto di formazione di grande sofferenza, l’elaborazione di un lutto fortissimo e di rinascita. Le domande che Pinocchio pone al suo Geppetto con l’innocenza di un bimbo appena nato sono le stesse che ancora oggi forse attanagliano la mente di Guillermo del Toro.
Dalla trama dark all’estetica, c’è tutto Guillermo del Toro
Se Guillermo del Toro è stato maestro nel raccontarci l’umanità dei mostri stavolta nel suo Pinocchio su Netflix ci racconta la mostruosità degli umani. Lo fa grazie ad un racconto in cui non è difficile notare una marcata critica all’assuefazione al pensiero comune, all’appiattimento della coscienza civile che c’era stato in epoca fascista e che ancora oggi è sin troppo evidente nella società attuale. Un mondo fatto di smartphone e apparenza, ma di poca sostanza. Pinocchio riesce ad emergere dal mondo e a crescere con le sue forze, lo fa perché il suo animo non era ancora corrotto e perché riesce a scegliere da solo cosa è giusto. La scena del Paese dei Balocchi, che qui non spoileriamo per non rovinarne la visione è un capolavoro assoluto della cinematografia al pari di film come Schindler’s List e La Vita è Bella. C’è molta più verità nel Pinocchio d’animazione di Del Toro che nel lungometraggio premio Oscar di Roberto Benigni.
Animazione in stop motion magica
Guillermo del Toro ha impiegato anche 30 anni perché ha scelto di girare questo film in stop motion, una decisione voluta e difesa fino all’ultimo. Finché non ha trovato Netflix, spesso accusato di fare male al cinema che ha finanziato un’opera rischiosissima dimostrando ancora una volta che forse ci vorrebbe maggiore equilibrio quando si guarda ad un catalogo del genere: ci sono serie teen e leggere come Mercoledì, ma portano record assoluti in termini di streaming ed entrate economiche che permettono ancora di realizzare gemme come questa. Il maestro messicano poi si è fatto aiutare nella realizzazione di Geppetto e Pinocchio da Carlos Grangel, uno dei maggiori esponenti dell’animazione mondiale creatore tra l’altro dei disegni su cui sono stati realizzati film come La Sposa Cadavere e Balto.
Pinocchio del Toro uscita e corsa all’Oscar
Il film di Guillermo del Toro è uscito nelle sale solo per una settimana, ma ora potete trovarlo disponibile su Netflix per regalarvi un Natale ancora più magico come evidenziamo nella nostra recensione. La più originale trasposizione mai realizzata della fiaba di Carlo Collodi vi aspetta, in attesa di vederlo magari correre ai prossimi premi Oscar.