Sbarchi migranti Italia, ultime notizie: dopo l’attracco della Louise Michel al porto di Lampedusa, anche la nave Geo Barents (battente bandiera norvegese e guidata dalla ong Medici Senza Frontiere) ha una sua destinazione finale: il porto di Salerno.

A bordo circa 250 persone tra donne, uomini e bambini, che saranno fatti sbarcare senza “filtri” come invece avvenuto in occasione della delicata operazione di qualche settimana fa. Poco prima di ricevere l’effettiva autorizzazione, la nave era entrata in acque italiane per permettere il trasferimento in ospedale di un ragazzino di quattordici anni, con forti dolori addominali.

Sbarco migranti a Salerno, possibile un cambio di strategia

Sono in molti a chiedersi se l’Italia abbia cambiato strategia sul dossier migranti dopo l’ok da parte del ministero dell’Interno all’attracco della nave Geo Barents al porto di Salerno. Gli analisti più attenti sono convinti che si tratti di una tregua momentanea data dal vertice internazionale in corso ad Alicante, in Spagna, a proposito del tema immigrazione.

Dalle coste del Mediterraneo, il ministro degli Esteri Tajani (che partecipa in sostituzione dell’ammalata premier Meloni) ha risposto in merito che “ogni nave rappresenta un caso a sé, l’Italia sarà solidale con chi rispetta le regole“. Operazioni di sbarco che sono iniziate questa mattina con condizioni meteo discrete dopo previsioni avverse negli ultimi giorni, in un comunicato Medici Senza Frontiere parla di “buona notizia dopo tutte le difficoltà incontrate durante la navigazione”.

Quasi contemporaneamente anche la nave Humanity 1, protagonista così come la Geo Barents degli scontri diplomatici di inizio novembre, ha ricevuto il via libera per attraccare a Bari: a bordo circa 280 persone. Nel frattempo, viene intercettato un certo malumore tra le file della Lega, che potrebbe richiedere a stretto giro chiarimenti al ministro Piantedosi. La linea di fondo dell’Italia sui migranti rimane la medesima, ossia quella di una gestione che deve essere europea, eppure va notato il segnale di apertura e di osservanza delle regole dettate dal Trattato di Dublino, che impone ai Paesi “raggiunti” di prestare le prime cure in attesa della ricollocazione.