Massimo Troisi moglie. Massimo Troisi nacque a San Giorgio a Cremano il 19 Febbraio 1953 da una famiglia di umile estrazione sociale: il padre, Alfredo, era un ferroviere, la madre, Elena, una casalinga.
Massimo Troisi moglie
Troisi non si sposò mai e non ebbe figli, ma si legò a diverse donne, alcune delle quali appartenenti al mondo dello spettacolo. Fra queste ricordiamo Jo Champa e Clarissa Burt. L’ultima compagna, dal 1992 al 1994, è stata l’attrice e soubrette Nathalie Caldonazzo, che è rimasta con lui fino alla fine.
Biografia
Capostipite di una nuova generazione di registi-attori, con il suo linguaggio innovativo diede un nuovo corso alla commedia italiana, portando la comicità partenopea ai fasti del passato.
Nato a San Giorgio a Cremano, nell’hinterland vesuviano di Napoli, con in tasca il diploma di geometra si tuffò nel teatro con due compagni di viaggio, Lello Arena ed Enzo De Caro, fondando nel 1976 il gruppo La smorfia. Il successo immediato proiettò i tre nella TV pubblica, con programmi come “Non stop” (1977), “La sberla” (1978) e “Luna Park” (1979).
Il suo prendersi gioco degli stereotipi sulla napoletanità riscosse altrettanto consenso sul grande schermo, a partire dal film d’esordio Ricomincio da tre (1981), premiato con tre Nastri d’argento e due David di Donatello (come “miglior film” e “miglior attore protagonista”). La stessa pellicola detiene ancora il record di maggiore permanenza nelle sale cinematografiche italiane (oltre 600 giorni di programmazione).
La sua parabola ascendente proseguì con “Scusate il ritardo” (1983) e “Non ci resta che piangere”, in coppia con Roberto Benigni, fino alla svolta drammatica anticipata da “Che ora è?” (accanto a Marcello Mastroianni) ed elevata alla massima espressione poetica con Il postino (1994). Riuscì a portare a termine le riprese poche settimane prima dell’improvvisa morte, che lo colse a Roma nel giugno del 1994, sottraendogli la soddisfazione di ricevere l’Oscar per la “miglior colonna sonora”.
Causa morte
Affetto sin da bambino da febbre reumatica, sviluppa una grave degenerazione della valvola mitrale, complicata dallo scompenso cardiaco che gli sarà fatale.