Donna aggredita per il velo a Mestre. È quanto accaduto a Sanuara Sarder, 29enne di origini bengalesi residente nella cittadina veneziana da 13 anni, che mercoledì scorso sarebbe stata aggredita con pugni e calci, dopo aver ricevuto delle offese, mentre era ferma sul portone del palazzo dove abitano il fratello e la cognata a Marghera, perché indossava il niqab, un particolare tipo di velo che lascia scoperti solo gli occhi. Dopo il referto medico, che le ha diagnosticato una prognosi di 5 giorni, la donna ha presentato denuncia ai Carabinieri ed è ora in stato di choc, mentre la comunità si è schierata al suo fianco, annunciando delle manifestazioni e proteste di cordoglio per la vittima e contro il vile atto.
Donna aggredita per il velo a Mestre: la denuncia
A scagliarsi conto Sanuara lo scorso mercoledì sarebbe stata una donna italiana. “Mi fanno ancora male la testa e l’orecchio per il pugno. Ma quello è il meno, la dottoressa mi ha dato delle gocce che mi fanno stare meglio. Il problema è che adesso ho paura ad uscire di casa e in famiglia non riesco a parlare di altro”, ha raccontato la donna, che sarebbe stata presa di mira perché indossava il velo, un niqab, che lascia scoperti solo gli occhi, come ha lei stesso raccontato presso la caserma di via Miranese a Mestre. “Ero andata a trovare mia cognata. Quando sono uscita, mi sono fermata un momento sul portone con i bambini ad aspettare che mio marito e mio papà ritornassero”, spiega.
A quel punto avrebbe notato “due donne italiane, sui quarant’anni”. “Mi guardavano – ha proseguito – , ridevano e dicevano ad alta voce: ‘Ma dove va quella mascherata come un fantasma? Gente come lei non dovrebbe essere in Italia. Forse credevano che non capissi l’italiano. Mi offendevano e usavano parole pesanti per via del niqab che indosso, essendo di religione musulmana”. Quando il padre della donna è arrivato, lei gli avrebbe raccontato tutto, tanto che l’uomo si sarebbe avvicinato alle due donne per chiedere loro i motivi delle offese, “ricevendo parole di disprezzo e sentendosi dire che, se la figlia voleva andare in giro vestita in quel modo, era meglio che rimanesse a casa”.
A quel punto una delle due donne avrebbe spinto via il padre di Sanuara, scagliandosi contro di lei. “È venuta dritta contro di me provocandomi. ‘Toccami’, diceva. ‘Toccami che ti faccio vedere io’. Io non ho mosso un dito e quella mi ha sferrato un calcio sulla gamba, facendomi cadere in ginocchio”. “Non riuscivo neanche a muovermi per la paura – prosegue il verbale – e all’improvviso la signora approfittando della posizione in cui mi trovavo mi ha colpita di nuovo in modo violento con un pugno sull’orecchio e poi mi ha strappato il velo facendolo a pezzi davanti ai miei occhi e mettendoselo in tasca”. “Quello che fa male – dice Sanuara – è che le persone che passavano di là non abbiano fatto niente per aiutare me e mio padre. Anzi, la portinaia si è allontanata con la donna che mi aveva aggredito, dandole ragione sul fatto che era colpa del velo che indossavo se era accaduto tutto questo. Non ho avuto il coraggio neanche di prendere in braccio i miei figli, che hanno visto tutto e piangevano, per timore che venissero aggrediti anche loro”.
Ora la giovane mamma è sotto choc e la comunità, indignata, si è schierata al suo fianco, annunciando che nei prossimi giorni ci saranno delle manifestazioni di protesta. “Portare il velo non è reato – si legge su uno dei volantini stampati per l’occasione -. Anzi, è un diritto costituzionalmente garantito. È ora di smetterla di terrorizzare le donne musulmane che portano il velo”.