“Chi è che si butta come mosche sul miele sulle intercettazioni quando riguardano il rivale politico, il leader del partito che si contrappone al proprio? È la politica. Chi è che utilizza le intercettazioni per delegittimare l’avversario politico? È la politica. Facessero autocoscienza prima di attribuire una patente di inaffidabilità alla magistratura che respingiamo al mittente”, così il magistrato Eugenio Albamonte, segretario di AreaDg, intervenuto al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.
Le intercettazioni della discordia
Una “porcheria“, uno “strumento micidiale di delegittimazione“ che si realizza attraverso una “diffusione selezionata e pilotata” e “violazioni blasfeme della Costituzione”. Questo, secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, è il panorama dell’utilizzo delle intercettazioni in Italia. Parole che fanno immaginare un quadro fuori controllo.
“Prima di sparare nel mucchio bisognerebbe – continua l’ex presidente dell’Anm – fare degli esempi. Quali sono le intercettazioni che sono state diffuse per infangare l’onorabilità delle persone? quando è avvenuto? Da chi sono state diffuse. In realtà Nordio non ricorda, o fa finta di non ricordare, che è stata fatta già una legge dal ministro Orlando, ben tre ministri della giustizia fa, che hanno posto un ostacolo molto forte alla diffusione delle intercettazioni non rilevanti per le indagini. Cioè quelle che riguardano la privacy delle persone”.
“Oggi c’è un sistema molto più stringente che in passato in cui le intercettazioni non rilavanti vengono costituite in un server riservato, sotto la responsabilità personale e diretta del procuratore della repubblica di ogni procura della Repubblica, e non mi risulta che questo sistema non stia funzionando. Non capisco perché tirare fuori questo argomento con tre anni di distanza, a meno che non sia strumentale a dare un taglio all’utilizzazione delle intercettazioni che hanno una funzione virtuosa“.
“Il processo mediatico è una responsabilità che non riguarda i magistrati. Oggi le intercettazioni che si diffondono sono le intercettazioni che si possono diffondere, cioè quelle poste alla base dell’attività di indagine. Cioè quelle strettamente rilevanti a valutare la responsabilità di un soggetto. Solo quelle utili alle indagini, no quelle attinenti alla vita privata. Poi che queste intercettazioni, una volta che diventano pubbliche perché c’è una fase del processo in cui inevitabilmente vengono pubblicate, vengano utilizzate per anticipare un giudizio è un problema che non riguarda la giustizia. Riguarda gli organi di informazione ma soprattutto la politica“.
“Sono disposto a battermi fino alle dimissioni” ha detto Nordio per difendere la riforma della giustizia che ha delineato in Parlamento in questi ultimi giorni e che ha acceso il dibattito.
“Le urgenze del sistema giustizia italiano ovviamente non sono queste – dice Albamonte. Abbiamo avuto una riforma recentissima, ogni ministro vuole fare la sua riforma. Si parla di riforme prima ancora che le riforme siano entrate a regime, quelle fatte dal ministro precedente. Si rischia di entrare in una stagione di riforme permanenti in cui la prima viene annullata dalla seconda, la seconda dalla terza e la situazione resta sempre la stessa. Ogni governo pensa di mettere la propria matrice ideologica nei temi della giustizia, ma i temi della giustizia non sono temi ideologici“.