Il sovraffollamento delle carceri italiane costringe in media oltre 105 detenuti a vivere nello spazio assegnato a 100 persone. È quanto emerge dalla panoramica statistica delle divergenze nelle condizioni carcerarie tra gli Stati Ue pubblicata della Commissione europea. L’Italia nel 2021 si è collocata tra gli otto Paesi Ue con una densità media delle carceri superiore ai 100 detenuti ogni 100 posti: Romania (119,3), Grecia (111,4), Cipro (110,5), Belgio (108,4), Italia (105,5), Francia (103,5), Svezia (100,6), Ungheria (100,5).

Carceri, Ue: in Italia custodia cautelare più lunga di media

L’Italia si colloca sopra la media tra i Paesi europei anche per la durata della custodia cautelare dei detenuti che non hanno scontato una pena definitiva. Il documento redatto dalla Commissione europea mette in risalto che, secondo un rapporto del 2021 del Consiglio d’Europa, nel 2020 la durata media della carcerazione per i detenuti che non hanno scontato la pena definitiva è stata di 4,5 mesi. In Italia la durata media raggiunge i 6,5 mesi. Solo quattro Paesi Ue hanno dichiarato custodie cautelari di durata superiore: Slovenia (12,9), Ungheria (12,3), Grecia (11,5) e Portogallo (11). Le analisi della Commissione sono però prive dei dati di diversi Paesi Ue, come Francia, Germania e Belgio.

La Commissione europea, su richiesta dei ministri dell’Ue, ha adottato quindi raccomandazioni sui diritti procedurali di indagati e imputati. Il testo evidenzia che l’uso della custodia cautelare va limitato come misura di ultima istanza e accompagnato da revisioni periodiche laddove il suo uso è giustificato. La Commissione ha inoltre stabilito standard minimi per le dimensioni delle celle, il tempo all’aperto e le condizioni nutrizionali e sanitarie dei deputati, nonché iniziative in ottica del reinserimento e della riabilitazione sociale.

Le raccomandazioni introducono inoltre misure specifiche per affrontare la questione della radicalizzazione nelle carceri, come incoraggiare gli Stati membri a effettuare una valutazione iniziale del rischio per determinare il regime appropriato applicabile ai detenuti sospettati o condannati per reati di terrorismo ed estremismo violento. Ad esempio, le autorità potrebbero prendere la decisione di impedire a questi stessi sospetti di avere contatti diretti con detenuti particolarmente vulnerabili. Vengono proposte anche altre misure particolari per le donne e le ragazze, le persone Lgbtiq, i cittadini stranieri, le persone con disabilità e altri detenuti vulnerabili.