Brittney Griner è libera. La cestista americana detenuta dallo scorso febbraio in Russia per possesso illegale di marijuana, si trova attualmente all’aeroporto di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dove si è svolto uno scambio di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout.
Si attende una conferenza stampa da parte di Joe Biden, che ha dichiarato di essersi messo in contatto con la stella del basket a stelle e strisce: “E’ al sicuro, è in aereo, sta tornando a casa“, si legge sul profilo Twitter ufficiale del presidente. Da capire se nella trattativa sia rientrato anche Paul Whelan, ex marine condannato nel 2020 a 16 anni di carcere per spionaggio.
A tal proposito, il capo della Casa Bianca ha annunciato che “Non ci siamo dimenticati di Paul Whelan, e non ci arrenderemo mai nel cercare di ottenere il suo rilascio“.
Nella Sala Ovale era presente anche Cherelle Griner, la compagna di Brittney, che si è detta “grata al presidente e all’amministrazione Biden per questa giornata bellissima e indimenticabile“.
Brittney Griner libera, percorso inverso per Viktor Bout
Dopo 294 giorni Brittney Griner riassapora il gusto della libertà. La giocatrice di basket americana, considerata tra le più talentuose della NBA al femminile, si appresta a tornare in patria dove dovrà fare delle scelte in merito al proprio futuro professionale.
Tuttavia, per la 32enne è innegabile godersi il presente dopo oltre 9 mesi di detenzione, di cui l’ultimo trascorso in una colonia di lavori forzati in Moldavia. La sua prigionia era sempre stata contestata dall’amministrazione Biden, poiché la Griner pare fosse in regolare possesso di licenza per utilizzo della cannabis a scopo terapeutico. Durante l’estate la prima apertura a uno scambio di prigionieri, poi il dossier sembrava arenato con il trasferimento che non faceva presagire passi in avanti.
Biden avrebbe firmato l’ordine per ridurre la pena detentiva federale di 25 anni inflitta a Viktor Bout, rendendo possibile lo scambio di prigionieri. Quest’ultimo è un ex tenente colonnello dell’esercito sovietico che il Dipartimento di Giustizia americano ha etichettato tra i più pericolosi trafficanti di armi del mondo, condannato per presunta cospirazione ai danni del governo statunitense.