Cristina Kirchner vicepresidente argentina ha ricevuto la solidarietà del presidente eletto del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, suo storico alleato nella sinistra sud americana. L’ex presidente è stata condannata a sei anni di carcere per corruzione accusata di aver attuato un’amministrazione fraudolenta durante i suoi mandati presidenziali dal 2007 al 2015. Il capo dello stato brasiliano le ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà.
Cristina Kirchner argentina, il messaggio di Lula
“Tutta la mia solidarietà al vicepresidente argentino. Ho visto che si è lamentata di essere vittima di ‘lawfare’, e in Brasile sappiamo bene quanto questa pratica sia dannosa per la democrazia”, ha twittato Lula da Silva dal suo profilo”Spero che avremo una giustizia imparziale e indipendente per il bene del popolo argentino”, ha aggiunto. Un messaggio con un chiaro riferimento alla sua personale vicenda politica, che ha visto l’attuale presidente del Brasile in carcere per ben 18 mesi salvo poi essere assolto dalla Corte Suprema.
Minha solidariedade à vice-presidente da Argentina, @CFKArgentina. Vi sua manifestação de que é vítima de lawfare e sabemos bem aqui no Brasil o quanto essa prática pode causar danos à democracia. Torço por uma justiça imparcial e independente para todos e pelo povo da Argentina.
— Lula (@LulaOficial) December 7, 2022
Cos’è il lawfare, la giustizia politicizzata e il precedente di Lula
Il termine “lawfare” viene utilizzato per definire la strumentalizzazione politica della giustizia, un malaffare che si è sviluppato soprattutto in America Latina arrivato alla ribalta proprio con l’arresto e la condanna per corruzione dello stesso presidente brasiliano Lula per 18 mesi tra il 2018 e il 2019. Cristina Kirchner, 69 anni, è stata condannata a sei anni ma al momento gode dell’immunità parlamentare.
Brasile Lula dalla condanna al ritorno
Il caso di Lula Da Silva aveva fatto il giro del mondo, dato che si tratta di uno dei pochi ex presidenti condannati ed incarcerati. Il già capo dello stato del Brasile in carica dal 2003 al 2011 era stato condannato nel 2017 nel corso del primo dei cinque processi che la procura di Curitiba, capitale dello Stato di Paranà, aveva aperto nei suoi confronti con l’accusa di aver preso tangenti da Petrobras, la potente compagnia petrolifera statale, per favorire l’azienda nell’assegnazione di ricchi contratti. Nel 2019 la seconda sentenza con l’accusa di aver intascato 200 milioni per ristrutturare una proprietà di campagna. Altra condanna per Lula, che a causa di questi processi non ha potuto sfidare Bolsonaro alle presidenziali. Nel 2021 la sentenza della Corte Suprema che annulla le condanne accusando il giudice Sergio Moro, nel frattempo diventato Ministro della Giustizia di Bolsonaro, di aver fabbricato prove falsa. Lula è tornato in campo e ha vinto le ultime elezioni sconfiggendo anche il Lawfer.