In cima alle priorità del governo Meloni c’è la manovra di bilancio. Non potrebbe essere altrimenti visto che siamo alla Vigilia del giorno dell’Immacolata ed il testo finale va approvato entro, e non oltre il 31 dicembre dell’anno corrente. Trattasi del documento più importante di un esecutivo dove si rinvengono i capitoli di spesa che s’intendono perseguire in vista dell’anno successivo. È stata una manovra fatta in fretta e furia: le elezioni a settembre non hanno agevolato il timing d’azione ed il governo, insediatosi solamente ad ottobre, ha dovuto immediatamente accelerare per mantenere i suoi impegni. Ecco perché, per certi versi, la manovra persegue anche un filone di continuità con il governo di Mario Draghi, specialmente per quanto concerne il pacchetto di aiuti per abbattere il caro bollette ed il rincaro dell’energia. Una manovra oculata e rispettosa degli impegni con l’Ue – che, a proposito, ci aspetta al varco anche sul fronte degli impegni da completare entro fine anno sul Pnrr – ma che presenta anche degli elementi d’identità. Linee di intervento che vanno nella direzione dell’accountabilty agli occhi dell’elettorato di centrodestra: flat tax, quota 103 e – soprattutto – la revisione del reddito di cittadinanza.

Scelte nette che hanno raccolto, e stanno raccogliendo, perplessità. Non solo i sindacati ma anche Confindustria e, ancor più nettamente, Bankitalia. Che senza troppi giri di parole, per mezzo della voce di Fabrizio Balassone, l’ha fortemente criticata. Specialmente sulle questioni relative al tetto al contante e dell’obbligo dei pagamenti con Pos. Passaggi della manovra che perplimeno anche da Bruxelles. Probabile, dunque, che qualcosa cambi. Anche perché, in Commissione Bilancio, si è appena abbattuta una pioggia di emendamenti.

Manovra: migliaia di emendamenti

Sono 3.104 gli emendamenti alla Manovra presentati dai vari gruppi parlamentari in commissione Bilancio alla Camera. A depositarne il numero maggiore, 957, è stato il Partito democratico. A seguire il M5s con 772 emendamenti e Azione-Italia viva (311). Questi i numeri della maggioranza: FdI (285); Lega (151), Forza Italia (136) e Noi moderati (45). E ancora: Alleanza Verdi Sinistra ha presentato 191 emendamenti; 93 arrivano dal gruppo Misto +Europa e 133 dalle Minoranze linguistiche.

Opposizioni pronte allo tsunami

Non mancano le richieste di correttivi da parte della maggioranza. Ma, come è ovvio che sia, arrivano specialmente dalle fronde di opposizione gli emendamenti alla manovra. Sono soprattutto Partito Democratico e Movimento 5 Stelle a fare le pulci al documento scritto dal governo. I pentastellati – fanno sapere in una nota – si dicono pronti ad un vero e proprio tsunami:

Il nostro obiettivo è quello di rivoluzionare i contenuti di una Legge di bilancio che colpisce i cittadini più poveri e il ceto medio, taglia su scuola e sanità e favorisce l’evasione fiscale, già drammatica nel nostro Paese. All’interno delle nostre proposte abbiamo previsto molti interventi, tra cui quelli in favore del Reddito di Cittadinanza, del Superbonus, per il raddoppio delle indicizzazioni delle pensioni, per riportare opzione donna alla sua versione originale e per il salario minimo.

Pronto a tutto anche il Pd. Critico, tra le altre cose, per l’assenza di una visione sulla sanità all’interno della manovra. Così riportano fonti dem:

Abbiamo chiesto al ministro (della salute Schillaci, ndr) se intende sostenere i nostri emendamenti che proveranno ad aumentare i fondi, dimezzare le liste di attesa, assumere nuovi medici e pediatri (la cui carenza è determinata tra l’altro non solo dal numero in organico, ma anche dal dumping salariale creato dall’estensione della flat tax e quindi dalle scelte di questa legge di Bilancio). Abbiamo chiesto al ministro di dare seguito ai buoni propositi enunciati, dando battaglia contro il governo di cui fa parte affinché la Sanità pubblica sia finanziata e non svilita.