Cos’è il Whistleblowing, l’istituto di origine anglosassone, anche conosciuto come segnalazione di un presunto illecito.
Introdotto nel 2012 e rafforzato nel 2017, è un sistema di prevenzione della corruzione per tutelare tutti gli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato.
A gestire le segnalazioni di illeciti è l’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione.
Cos’è il Whistleblowing e a chi è rivolto
L’istituto del whistleblowing ha l’obiettivo di regolamentare e semplificare il processo di segnalazione di illeciti o di altre irregolarità di cui il soggetto segnalante, il cosiddetto “whistleblower”, è venuto a conoscenza.
Inoltre, il Whistleblowing prevede significative forme di tutela della persona fisica che effettua la segnalazione.
Nella Pubblica Amministrazione queste segnalazioni possono essere effettuate da tutti coloro che abbiano la qualifica di dipendente pubblico o equiparato, come è stato previsto dalla legge 6 novembre 2012 n. 190.
La legge che regola l’istituto del whistleblowing, può essere applicata ai seguenti ambiti:
- segnalazioni di condotte illecite di cui il dipendente sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro;
- comunicazioni di misure ritorsive adottate dall’Amministrazione o dall’Ente nei confronti del segnalante in ragione della segnalazione.
Rimangono escluse dal campo d’applicazione della norma le segnalazioni anonime.
Inoltre, è necessario che le segnalazioni abbiano ad oggetto situazioni, fatti, circostanze di cui il soggetto è venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro.
A tutela della massima sicurezza della persona fisica segnalante, la sua identità non può essere rivelata senza il suo espresso consenso, e tutti coloro che sono coinvolti nella gestione della segnalazione sono tenuti a mantenere la riservatezza su tale informazione.
La segnalazione del whistleblower è, inoltre, sottratta al diritto di accesso.
Il Governo rafforza le tutele per chi denuncia gli illeciti
Nei prossimi giorni, arriverà in Consiglio dei ministri il provvedimento che recepisce una direttiva Ue e che potrebbe estendere ulteriormente le tutele previste in merito alla segnalazione di illeciti sul luogo di impiego.
Secondo quanto riferito, le sanzioni previste dall’Anac potrebbero allargarsi a sanzioni più aspre, che comprendono il licenziamento e multe fino a 50 mila euro.
Inoltre, se la direttiva sarà recepita entro sabato 10 dicembre, verrà estesa anche la platea dei beneficiari di tutela nella denuncia.
Nella bozza del decreto legislativo che dovrebbe approdare sul tavolo del Cdm venerdì prossimo, è prevista l’introduzione di tutele anche per collaboratori, consulenti, volontari o tirocinanti, ma anche colleghi di lavoro della persona segnalante.
Tra le novità in quest’ambito, dovrebbe rientrare anche il rafforzamento dell’Anac.
Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busia:
“La tutela del whistleblower è un diritto fondamentale, riconosciuto a livello internazionale, estensione del diritto di libertà di espressione. Preservare i whistleblower da comportamenti ritorsivi è l’imperativo dell’Autorità: chi responsabilmente denuncia qualche irregolarità sa di poter trovare tutela, senza temere le ritorsioni dei suoi superiori. Bene quindi il rafforzamento da parte del governo di questi poteri dell’Autorità, e bene l’allargamento del campo di applicazione, come richiesto dall’Unione europea“.
Inoltre, il presidente di Anac ha aggiunto:
“Nel dibattito di queste settimane c’è chi ha sollevato il dubbio che l’istituto del whistleblowing possa essere usato male, magari come elemento di pressione o di ricatto sui propri superiori. Proprio l’attento esame dei casi costituisce una delle funzioni più delicate affidate ad Anac.
L’Autorità anticorruzione, offre protezione solo a chi realmente la merita, perché è stato sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altre misure punitive solo perché ha segnalato un illecito commesso da un suo dirigente, e non a chi viene giustamente sanzionato dal proprio datore di lavoro o, addirittura, effettua una segnalazione come whistleblower al solo scopo di crearsi una sorta di alibi o scudo rispetto a sanzioni che sa essere imminenti“.