Un risultato clamoroso. I segnali remavano contro. Quelli della storia: le midterm vanno tradizionalmente male per il partito del presidente; quelli demoscopici: i sondaggi davano ampiamente in avanti il Partito Repubblicano. Eppure, sul filo di rana, il Partito Democratico ottiene il controllo del Senato. È successo quando, nella notte italiana, si è sono scrutinate le sezioni della Georgia che è stata chiamata al ballottaggio. Né il democratico Raphael Warnock né il republicano Herschel Walker avevano ottenuto, il mese scorso, il quorum necessario ad ottenere il seggio del Senato. È stato necessario un secondo turno che ha premiato l’incumbent: il pastore battista Warnock. Un’elezione combattuta quella in Georgia dove, seppur molto apprezzato, Warnock è stato insediato dal candidato trumpiano colpo su colpo. La sua dichiarazione post vittoria è una vera liberazione:

È un onore per me pronunciare le quattro parole più potenti mai pronunciate in un democrazia: il popolo ha parlato.

L’importanza del successo

La vittoria è importante da molti punti di vista. Il Partito Democratico evita un all in repubblicano bilanciando le cose (il Gop controlla la Camera) e dà un messaggio politico di grande rilevanza: il partito è vivo, in salute, ed ha superato senza farsi male il temibile test delle midterm. I dem riescono nell’impresa di migliorare lo status di partenza: la situazione era 50 a 50 con Kamala Harris – Vicepresidente deli Stati Uniti quindi Presidente del Senato – chiamata a votare alla bisogna per superare lo stallo. I democratici avevano il peso di non fallire nemmeno di un centimentro: la loro presenza in aula era necessaria per non perdere il labile vantaggio numerico. Ora, con il 51-49 sancito da Warnock, possono vivere un po’ più sereni. Una comodità non solo numerica ma anche sostanziale: avranno una maggiore incidenza dal punto di vista legislativo e, quindi, attuativo.

Sarà biden il candidato presidente nel 2024?

È anche una vittoria per Joe Biden. Un Presidente molto atipico: non particolarmente popolare eppure, cronaca alla mano, capace di vincere le presidenziali del 2020 e di far bene alle midterm del 2022. Un doppio appuntamento che è anche una doppia picconata al trumpismo: il Tycoon è prima caduto personalmente e poi, da fuori, ha visto cadere tutti i suoi candidati di punta. Come Walker in Georgia, Oz in Pennsylvania, Laxalt in Nevada.

A questo punto la domanda è d’obbligo: questo passaggio investe Joe Biden dell’onere di poter essere lui il candidato presidente alle elezioni del 2024? La domanda non ha una risposta tanto scontata. Dalla Casa Bianca fanno sapere che, sì, il Presidente di Scranton è pronto a ricandidarsi. Ma l’impressione è che si tratti parole necessarie. Ad oggi, infatti, non si sono create le condizioni per una vera successione in coda al partito blu. Kamala Harris, la presidente designata già quando è stata scelta nel 2020 per il ruolo di Vice, sembra aver fallito il salto e non essere stata capace di meritarsi la chance. Il nome di Michelle Obama, seppur suggestivo, non trova ancora conferme concrete. Insomma, più per necessità che per scelta, Biden potrebbe davvero essere il prossimo candidato presidente. A meno che non cambino le condizioni intorno a lui e, quindi, all’interno del partito. Poco male dirà qualcuno: nonostante gli 80 anni – il Presidente più anziano nella storia degli Usa – e l’opinione pubblica contro – la sua popolarità potrebbe comunque risalire alla luce delle midtermBiden ha già dato prova di saper battere Donald Trump. Quello che ad oggi, nonostante la variabile De Santis, pare essere il candidato repubblicano per il 2024. Biden vs Trump: saranno ancora loro a contendersi il controllo della White House?