Sono stati tutti condannati con pene fino a sette anni i sette giovani accusati della morte del 22enne, Simone Stucchi, il ragazzo ucciso durante una rissa a Settembre del 2021 nel comune di Pessano con Bornago a Milano.

La decisione è arrivata al termine del processo con rito abbreviato. Quattro degli imputati sono stati condannati per omicidio, gli altri tre per altri reati tra cui la rissa aggravata dall’uso di armi.

Queste le condanne, considerato lo sconto di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato: Davide Colombi 4 anni, Jefferson Navarez Bainco 2 anni e 3 mesi, Amin El Bakali 2 anni e sei mesi, Everton Enrico Drago 7 anni (omicidio), Manuel Morera Pozo 4 anni e 8 mesi (omicidio), Karim Boussif 6 anni e 8 mesi (omicidio), Dennis Vistaraj 4 anni e 8 mesi (omicidio).

Per sei degli imputati il giudice Fiammetta Modica ha alzato la condanna rispetto a quanto chiesto dal sostituto procuratore Antonio Cristillo.

Il ragazzo accusato di aver materialmente accoltellato Simone Stucchi è invece ancora a processo insieme ad altri quattro davanti al tribunale dei Minorenni: all’epoca della rissa aveva infatti 17 anni e 10 mesi.

Anche altri due imputati maggiorenni accusati di omicidio sono ancora a processo con il rito ordinario. Per 9 dei 24 arrestati, che avevano accuse meno gravi, era stata invece richiesta la richiesta di messa alla prova. Uno di loro ha invece patteggiato.

Milano ragazzo ucciso durante una rissa: le parole della madre della vittima

Il 22enne fu colpito a morte al termine di uno scontro tra due gruppi rivali preannunciato da “un susseguirsi di messaggi scambiati sui social”, per un debito di droga. Uno scontro tra due bande, quella di Vimercate e quella di Pessano, legato a piccole vicende di spaccio di hashish nelle scuole della Brianza.

“Aspettiamo le motivazioni, mi sembra comunque errato ritenere che il mio assistito, che non era a conoscenza della presenza di armi, potesse immaginare l’esito letale della serata”, ha spiegato l’avvocato Pietro Porciani, uno dei difensori dei ragazzi accusati.

C’era anche la famiglia, ieri, in aula. La madre del ragazzo ha dichiarato:

“Non volevo andare. Ma c’è sempre il desiderio di capire, di esserci per comprendere con esattezza cosa accade, quali sono i meccanismi. Da quel che ho capito sarà ancora molto lunga. Sono arrivate le prime condanne, non ho molto da dire se non che in un tempo troppo breve vi saranno alcuni di loro di nuovo liberi, per le strade dei nostri paesi. E per alcuni di loro parliamo di mostri. Gli avvocati fanno leva sulla giovane età, sul fatto che sono ragazzi. Ma non tutti i ragazzi farebbero questo. Altri che si trovavano a Pessano quella sera non lo hanno fatto”.

Gli sguardi dei familiari orfani di Simone si sono incrociati con quelli dei giovani alla sbarra. In questi lunghi quattordici mesi non c’è stato nessun contatto fra le famiglie dei giovani sotto processo e quella del ragazzo ucciso che quella tragica sera si presentò all’incontro fra bande disarmato e inconsapevole. “Sono sicura che si trovò, come altri che erano presenti, in una situazione non prevista, più grande di lui”, spiega la madre.

La madre del ragazzo ebbe parole dolorose e d rabbia già il 18 Novembre dopo le prime richieste di condanna formulate dal pm. “Meno di sette anni per la morte, orribile, di un ragazzo disarmato. Massacrato mentre già agonizzava. Questa non è giustizia”.

“Ciò che dissi allora lo penso anche oggi, sottolinea, certamente attendiamo il prosieguo”. Erano stati 24, il 15 Giugno scorso, gli arrestati al termine della lunga e certosina inchiesta portata aventi dai Carabinieri di Pioltello e del Nucleo investigativo milanese. La prima tranche di condanne ora riguarda 7 di questi.