Ingresso del Teatro alla Scala imbrattato da alcuni attivisti per il clima del movimento “Ultima Generazione” come atto di protesta in occasione della giornata inaugurale della stagione operistica. L’azione dimostrativa è avvenuta intorno alle 7.45 di questa mattina: sarebbero cinque le persone coinvolte, tutte fermate dalle autorità. Si allunga così la lista delle proteste che, negli ultimi mesi, hanno coinvolto tutta Europa, con l’obiettivo di sensibilizzare opinione pubblica e governi sull’emergenza climatica.

Teatro alla Scala imbrattato in occasione della giornata inaugurale

Si inaugura oggi, con l’opera Boris Godunov del compositore russo Modest Musorgskij, la stagione operistica del Teatro alla Scala di Milano, dove è attesa, per il pomeriggio, una sfilata di personalità di tutto rispetto: dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Questa la motivazione, forse, per cui questa mattina, intorno alle 7.45, un gruppo di attivisti per il clima del movimento “Ultima Generazione” avrebbe deciso di prendere di mira proprio l’edificio del Teatro, lanciando della vernice colorata sull’ingresso. I manifestanti, che dopo aver rovesciato i secchi di pittura si sarebbero immobilizzati sul posto, stando a quanto riportato da alcune fonti locali sarebbero stati subito fermati dalla polizia e accompagnati in Questura per l’identificazione e la successiva denuncia. “Ultima Generazione – no gas no carbone”, era scritto sul cartellone esposto nel corso dell’azione di protesta. “Dobbiamo muoverci – avrebbero urlato prima di essere trascinati via di peso -, in Italia siamo fermi. Basta gas e basta carbone, entro il 2025. No ai nuovi impianti di gas fossile“.

Abbiamo deciso di imbrattare con della vernice il Teatro alla Scala per chiedere ai politici che questa sera assisteranno allo spettacolo di tirare fuori la testa dalla sabbia e intervenire per salvare la popolazione – hanno poi spiegato -. La situazione economica e ambientale del Paese peggiora di giorno in giorno e, invece di prendere le misure necessarie a salvaguardare il futuro dell’Italia da siccità e disastri climatici, la politica si rinchiude a godersi uno spettacolo per poche persone, così come riserva a poche persone la possibilità di salvarsi dal disastro alimentato dai continui stanziamenti all’industria del fossile. Speriamo che le macchie sulla facciata della Scala ricordino a Giorgia Meloni e Sergio Mattarella le proprie responsabilità e li spingano ad agire, prima che si ripeta un’altra Ischia.

Le precedenti azioni dimostrative

L’ultima azione degli attivisti di “Ultima Generazione” aveva riguardato, sempre a Milano, un’opera di Andy Warhol esposta alla Fabbrica del Vapore: in quell’occasione, lo scorso novembre, alcuni manifestanti avevano gettato ben 8 kg di farina su un’auto, una BMW M1 customizzata dall’artista nel 1979 e del valore di 10 milioni, per accendere i riflettori sull’emergenza climatica. “Sono qui perché sono terrorizzata e sento l’imperativo morale di fare qualcosa. C’è un collasso ecologico in corso, i nostri governi non se ne sono occupati negli ultimi 30 anni e io non so più cosa fare per portare attenzione su quello che sarà un disastro per tutta la nostra società. Finché loro non lo faranno, noi continueremo ad agire con atti di disobbedienza civile e non violenza, e invitiamo tutte le persone che sanno che c’è una crisi ecologica a unirsi a noi”, aveva dichiarato una delle attiviste coinvolte.

Solo alcune delle tante azioni di protesta che si sono succedute negli ultimi mesi, in tutta Europa, e che spesso hanno preso di mira, simbolicamente, le opere del patrimonio culturale, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica: “I Girasoli” e “Il seminatore al tramonto” di Van Gogh a Londra e a Roma e “Morte e vita” di Klimt a Vienna, tra gli altri. A Roma sono stati continui anche i blocchi stradali, soprattutto sul Grande Raccordo Anulare; per ultima, sempre lo scorso novembre, era stata la Cassa Depositi e Prestiti ad essere imbrattata con della vernice colorata su uno dei lati dell’edificio, prima che gli attivisti srotolassero uno striscione con su scritto “Ultima Generazione – no gas no carbone”, simile a quello odierno.