E’ stato pubblicato oggi sul portale del Garante Nazionale delle Carceri italiane lo studio inerente al fenomeno dei suicidi in carcere: 79 in Italia nel 2021, un dato record. L’89% di loro sceglie l’impiccagione come misura di fine vita.
L’analisi, condotta in prima persona dal Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, analizza numeri e possibili cause di una delle piaghe italiane più sottotraccia, insieme all’altro grande tema che riguarda il sovraffollamento. Tra gli episodi di cronaca più celebri spicca il suicidio avvenuto nel carcere di Torino a Ferragosto.
Suicidi in carcere, i dati qualitativi del report
L’introduzione si apre con la drammatica realtà: i 79 decessi registrati nel 2022 “sono il numero più alto di suicidi mai registrato negli ultimi dieci anni“. E non è una conseguenza di aumento quantitativo, dal momento che nel 2012 si contavano circa 10mila detenuti in più (ma a fine anno si contarono 56 suicidi). In totale sono morti 194 prigionieri al 30 novembre: completano la torta 82 decessi per cause naturali, 30 per cause da accertare e 3 per scontri tra detenuti.
583 è invece il numero delle vittime dal 2012 a oggi. C’è un problema serio che riguarda l’ambiente carcerario, visto che il fenomeno in senso generale è rimasto abbastanza stabile. Lo studio è stato condotto sulle base di alcune variabili come l’età, il genere, la nazionalità, la tipologia di reato ascritto, la durata della permanenza nell’Istituto in cui si è verificato il suicidio, la posizione giuridica, la data del fine pena, eventuali condizioni di particolare vulnerabilità. Dei 79 casi di suicidio registrati, 33 hanno riguardato persone riconosciute con fragilità personali o sociali (senza fissa dimora, persone con disagio psichico, ecc.).
Un’altra coincidenza difficile da spiegare riguarda la cadenza temporale che vede accadere i suicidi nel periodo delle festività. Il Garante ipotizza che la ragione sia dovuta principalmente alla diminuzione di personale e di soggetti della comunità esterna all’interno degli Istituti penitenziari, oltre a una sostanziale riduzione delle attività.
Preoccupa il contesto, molti detenuti non superano il periodo iniziale
Delle vittime 2022, 74 erano uomini e 5 donne, 46 italiane e 33 straniere di cui 18 senza dimora e provenienti da 16 paesi diversi con in testa Albania, Tunisia e Marocco. Tra i 26-39 anni la fascia più colpita (33) davanti ai 40-54enne (28) e i 18-25enne (9). Il più anziano dei reclusi suicidi aveva 83 anni e un fine pena fissato nel 2030 per un reato definito dall’amministrazione penitenziaria come ‘riprovazione sociale’. È morto mentre si trovava in isolamento per il Covid.
Sotto il profilo giuridico, 31 detenuti erano in attesa di sentenza: di questi il 64,6% era in custodia cautelare per reati contro il patrimonio e il 59,5% per reati contro la persona o in famiglia. 36 condanne in via definitiva, 5 avevano una posizione cosiddetta ‘mista con definitivo’, cioè almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso. Tra loro ben 39 dovevano scontare pene inferiori ai 3-5 anni; 31 persone erano in attesa di primo giudizio e 7 appellanti.
Infine, il dato più allarmante: il 62% dei suicidi in carcere avvengono nei primi sei mesi di detenzione, il 25% nei primi tre e il 20% nei primi dieci giorni dall’ingresso.