Manolo Portanova condannato, il calciatore del Genoa dovrà scontare con un rito abbreviato 6 anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo e lesioni dolose ai danni di una studentessa di 22 anni. A deciderlo è stato il giudice Ilaria Cornetti, del Tribunale di Siena, terminata la Camera di Consiglio di oggi.
Medesima pena di 6 anni inflitta allo zio di Portanova, Alessio Langella di 24 anni, mentre il loro amico Alessandro Cappiello di 25 anni è stato rinviato a giudizio. Quest’ultimo è stato l’unico a scegliere di procedere attraverso rito ordinario. Implicato nella vicenda, anche William, il fratello di Portanova, all’epoca dei fatti minorenne di 17 anni. Per questo motivo, la sua posizione è al vaglio del Tribunale dei minori di Firenze. Come gli altri si è sempre dichiarato innocente e la difesa potrà ora presentare ricorso in appello. Ad assistere la ragazza, che prima del violento episodio aveva scambiato soltanto dei messaggi sul cellulare con Portanova, il legale Jacopo Meini.
Manolo Portanova condannato, tra risarcimenti e rifiuti
Il GUP ha disposto anche un risarcimento in solido alla ragazza che ha subito lo stupro, per un totale di 100mila euro. Alla madre 20mila euro e 10mila euro per l’Associazione senese Donna Chiama Donna che era parte civile. In sede civile verrà definito il resto del quantum. Il giudice Cornetti ha accolto per intero le richieste del pubblico ministero Nicola Marini, procuratore capo esecutore delle funzioni durante la sua requisitoria nell’udienza dello scorso 22 novembre. In questa occasione, Manolo Portanova aveva ribadito spontaneamente la propria innocenza, con conseguente richiesta dell’assoluzione per i loro assistiti da parte degli avvocati della difesa.
Secondo quanto denunciato dalla ragazza, i tre imputati maggiorenni l’avrebbero violentata in un appartamento del centro storico di Siena nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021. Il tutto sarebbe avvenuto nel mentre di una festa privata. Stando al suo racconto, sarebbe stato proprio Portanova ad invitare la giovane nell’abitazione. I due si sarebbero appartati per poi essere raggiunti dagli altri tre ragazzi. Durante la violenza di gruppo, la donna avrebbe cercato anche di difendersi, senza però riuscirci. Portanova, insieme agli altri indagati, hanno sempre negato le violenze, sostenendo che la ragazza fosse consenziente.
Da qui, l’inchiesta coordinata dal pm Marini. Inoltre, William Portanova, ai tempi minorenne, avrebbe filmato il triste accaduto con un telefonino. Una volta partita la denuncia da parte della studentessa, sono state avviate le indagini della magistratura, che si sono chiuse poi a fine marzo, con gli interrogatori e gli accertamenti di quanto avvenuto tramite i telefono cellulari degli imputati e della vittima dello stupro. Al centro del procedimento il filmato girato con il cellulare di un imputato che mostrerebbe i momenti della violenza sessuale. Prima di arrivare a tutto questo, a fine luglio, la ragazza era stata ascoltata per sette ore con un interrogatorio in forma semiprotetta, sotto forma di incidente probatorio. A settembre poi, la stessa ha deciso di rifiutare un’offerta risarcitoria presentata dall’avvocato difensore del giocatore. Come spiegato dalla difesa, il gesto risarcitorio non ammetteva in alcun modo la violenza, bensì “il non aver compreso, perché mal manifestata, la decisione della studentessa di interrompere il rapporto”.
“Che cosa devo dire? Sono innocente. Di cosa dovrei parlare, tanto non si parla“, aveva dichiarato Manolo Portanova una volta aver assistito all’udienza ed essere uscito dal Tribunale di Siena, difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni e accompagnato dal padre Daniele. Il centrocampista napoletano non ha voluto lasciare altre dichiarazioni in merito, se non quelle sopracitate dopo il verdetto di primo grado. L’accusa rimane quella di violenza sessuale di gruppo, che lo porterà a scontare una condanna a 6 anni di reclusione.