Nasce l’App Bocconi Avvelenati realizzata dal Ministero della Salute, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la medicina veterinaria forense che si può scaricare sugli smartphone attraverso la quale i cittadini possono segnalare la presenza di esche o bocconi sospetti che mietono ancora vittime tra cani, gatti domestici e animali selvatici. Ed è anche un portale dell’Istituto zooprofilattico nazionale (avvelenamenti.izslt.it) che mappa il territorio e viene aggiornato ogni notte.

Si tratta di un’iniziativa molto importante e, soprattutto, necessaria poiché nonostante l’uso dei bocconi avvelenati sia ritenuto un reato dal 1976, purtroppo, sono ancora molto diffusi.

“E il fatto che il problema persiste a 46 anni dalla proibizione è perché l’avvelenamento è diventato un mezzo non più per contrastare animali allora considerati nocivi (che oggi tutte specie protette) ma un’attività criminale che vuole colpire le persone che si occupano degli animali. Il vicino, il condomino e poi c’è chi avvelena le colonie feline, ce l’ha con le gattare non con i gatti, e chi l’orso nei parchi perché ce l’ha con l’Ente Parco non con l’orso”, ha ricordato l’esperto.

L’emersione del fenomeno e il controllo attivo dei cittadini fungono da ulteriore stimolo per le amministrazioni locali. Quindi, per fermare questa attività criminale è necessario l’intervento non solo delle Istituzioni ma anche dei cittadini.

App Bocconi Avvelenati: cos’è?

L’app Bocconi Avvelenati è stata pensata e realizzata dal Ministero della Salute e dal Centro di referenza nazionale per la medicina veterinaria forense.

Nasce come evoluzione dell’IZS, Istituto Zooprofilattico Sperimetale del Lazio e della Toscana, ovvero un portale dedicato agli avvelenamenti dolosi creato nel 2019. 

Quando si scarica l’app, nella fase di registrazione il sistema chiede che chi segnala sia rintracciabile, per “evitare segnalazioni false di mitomani che potrebbero far collassare il sistema” precisa il dottor Rosario Fico, già responsabile del Centro di referenza per la medicina veterinaria. L’ App consente di caricare la foto dell’esca e di inviare, questa la novità, la segnalazione georeferenziata.

“È un ottimo sistema di prevenzione. I cittadini consultando la mappa possono verificare com’è la situazione del proprio territorio o anche del luogo in cui si recano in vacanza”.

La verifica georeferenziata dei casi e dei territori con eventi confermati permette poi anche un dispiegamento mirato e razionale delle forze dell’ordine e dei controlli che diventano così più efficienti.

“Esistono aree in cui gli avvelenamenti sono costanti e aspecifici, conclude l’esperto e cioè non diretti verso una specie target. C’è chi sparge tanti bocconi avvelenati nel territorio senza una motivazione specifica, sono i mass serial killer, avvelenatori seriali che sono sovrapponibili ai serial killer, sono persone con seri problemi personali che vogliono comparire sui giornali, si appagano leggendo l’esito del loro crimine sui social. Un fenomeno ben noto”.

Come funziona

L’app “Bocconi Avvelenati” funziona tramite segnalazione dei cittadini, che una volta registrati possono inviare una segnalazione sulla presenza di un’esca sospetta caricando una foto.

Questo procedimento fa scattare l’allerta ai servizi veterinari e al Sindaco della regione di riferimento. Dopo la segnalazione saranno i nuclei cinofili dei Carabinieri a ispezionare l’area interessagta e accertarsi dell’effettiva presenza dell’esca.

Quest’applicazione è un vero e proprio sistema di prevenzione, perché attraverso le segnalazioni i proprietari di cani o gatti possono consultare la mappa e verificare la presenza di eventuali pericoli per il loro animale.

Il Ministero della Salute, in merito all’app ha dichiarato che:

“Il fenomeno delle esche avvelenate rappresenta un problema di sanità e incolumità pubblica in quanto, oltre a rappresentare un rischio per gli animali domestici e selvatici, comprese le specie in via d’estinzione, costituisce un grave pericolo per l’ambiente e per l’uomo, in particolare per le categorie più a rischio quali i bambini”.