Regalo significato psicologico dietro il termine che proprio in questo periodo che precede le feste natalizie, ci tormenta tra desideri e acquisti. Donare un regalo è un gesto eterno, che, dopo millenni, ancora riscalda il periodo più invernale. Già presente in epoca romana, quando, durante i Saturnalia (la festa che occupava il periodo natalizio attuale), tutti partecipavano ai banchetti -anche gli schiavi- e ci si scambiava i ruoli, insieme a pensieri e regali, lo scambio dei doni è rimasto un elemento fondamentale della successiva festa cristiana, innestata sulle tradizioni pagane romane.
Donare un regalo, tuttavia, non ha solo un legame con le tradizioni religiose, ma può svelare qualcosa di importante sulla psicologia di chi decide di fare un dono.
Scopriamo insieme, qui su tag24, l’importanza di questa pratica e tutte le curiosità che le ruotano attorno, dal significato psicologico, fino all’etimologia della parola regalo.
Regalo significato psicologico: la parola all’esperta
Donare un regalo è un gesto intimo e importante, che tende a svelare molto del modo in cui una persona vedere chi deve ricevere il regalo.
E, a volte, proprio perché un regalo mette in gioco la soggettività di chi lo deve fare, finisce per non essere azzeccato, con la conclusione che si è finiti per idealizzare nel modo sbagliato chi abbiamo accanto. A svelare questi processi mentali è la dottoressa Elena Campanini, psicologa e psicoterapeuta, che racconta così questo rituale così importante per le feste natalizie:
“Quando si va a comprare il regalo per una persona, si cerca di entrare mentalmente in relazione con lei, si pensa a come’è, che caratteristiche mostra, che cosa le potrebbe far piacere. Entra in gioco però un aspetto interpretativo personale dell’altro, una nostra proiezione di quello di cui pensiamo abbia bisogno l’altro… ma proprio perché il regalo è frutto della proiezione soggettiva e che questa proiezione può essere diversa rispetto alla realtà, […] capita magari anche di perdere di vista, senza volerlo, il destinatario e le sue caratteristiche peculiari o magari di dare più spazio a quello che vogliamo comunicare di noi. Ci sono momenti poi in cui non ci viene bene fare i regali perché non stiamo bene noi, abbiamo uno stato emotivo che non ci permette di vedere l’altro con chiarezza.”
Per fare un buon regalo, poi, aggiunge la psicologa, ci vuole una buona dose di empatia:
“E’ sicuramente una forma empatica – spiega la psicoterapeuta – soprattutto se pensiamo alla definizione di empatia data da Carl Rogers, psicoterapeuta di indirizzo umanistico-esistenziale: empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri senza però dimenticare che si tratta di un “come se”. Questo fa la differenza: il regalo infatti non è un atto di immedesimazione ma di empatia.”
Regalo significato etimologico: un’offerta al re
La parola regalo, la più utilizzata sui social per quanto riguarda i doni natalizi secondo una ricerca della Crusca, viene dallo spagnolo regalo, che indicava originariamente un’offera fatta dal suddito al re. Lo spagnolo a sua volta discende dal latino regalis, che viene dal sostantivo rex, regis latino di terza declinazione (ovvero re).
Originariamente, la parola regalo, dunque, indica le offerte dei sudditi a qualcuno che si trova in una posizione si rilievo rispetto a loro, contro la parola dono, che invece indica un pensiero tra pari, in cui la qualità è l’immagine di un simbolo importante.
C’è chi non ama riceverlo
E’ così? Ci sono davvero persone a cui non piace ricevere regali? Secondo quel che racconta la dottoressa Elena Campanini è davvero così:
“I motivi alla base possono essere diversi – il primo aspetto da considerare è che il regalo, come oggetto che mette in relazione due persone, può essere visto come una cosa estremamente intima, ed entrare quindi in una sfera personale che magari chi riceve il regalo vuole proteggere. Alla base poi può esserci la disabitudine a ricevere doni. Indipendentemente da fattori personali, però, il regalo può mettere a disagio e far sentire in imbarazzo perché spesso crea delle aspettative, fa sentire costretti a contraccambiare. […] Si cerca di quantificare, anche in termini economici, il regalo ricevuto per ricambiare con la stessa moneta. Il regalo così vissuto diventa merce di scambio che fa perdere completamente il significato e il valore più nobile del gesto.”