Posto fisso addio, chi entra nel mondo del lavoro digitale dopo la pandemia è molto più attento al worklife balance, a trovare il giusto equilibrio tra vita professionale e personale, e così anche il mito del posto fisso è destinato a tramontare, a vantaggio di uno stile di vita mobile. E non è solo una questione contrattuale, piuttosto un’attitudine mentale.
Posto fisso, le nuove professioni a cui non interessa
Il posto fisso interessa sempre meno figure professionali, vince la trasversalità e la consapevolezza del proprio tempo. In Italia, oggi, il 12% degli annunci di lavoro online è relativo proprio alle occupazioni digitali, con offerte trasversali a diversi settori, anche se le più diffuse riguardano sviluppatori, programmatori e ingegneri del software che rappresentano il 44% del totale dei digital jobs del nostro Paese.
Grazie alla digitalizzazione nascono mestieri in grado di intercettare la mutevolezza del cambiamento e, nonostante non sia sempre semplice, anche la ricerca di un nuovo lavoro diventa più agile. “Ogni anno nascono professioni nuove, nel 2023 ci saranno posizioni che oggi non conosciamo; pensiamo allo sviluppatore di app, che pochi anni fa non esisteva… tutto questo è tipico della natura del digitale” – lo spiega Raffaele Gaito, coach aziendale, scrittore ed esperto di Growth Hacking, nella sua esperienza all’interno delle multinazionali e Pmi, ha notato un cambiamento di paradigma nelle caratteristiche ricercate dalle imprese che andranno proprio verso l’orizzontalità.
“Nelle aziende c’è la tendenza a cercare skills trasversali, a dispetto di una specializzazione verticale richiesta in passato. Questo non significa che servano tuttologi a scapito degli specialisti, bensì professionisti ferrati in un argomento con competenze in altre materie. Sono le cosiddette figure bridge, cioè lavoratori che possono collaborare con aree diverse, dialogare di prodotto con un ingegnere e di commerciale con il marketing.
Nuova mentalità e nuova cultura aziendale
Secondo Gaito si tratterebbe di un cliché che le aziende usano per rendere un annuncio di lavoro al passo coi tempi, ma in realtà le start up e le aziende digitali, fondate da trentenni, hanno questa nuova mentalità e se le skills tecniche s’imparano con la formazione, le soft skills fanno parte di una della nuova cultura aziendale e “orizzontale”
Essere una figura bridge, è “un approccio che consente di riposizionarsi più velocemente sul mercato e farà la differenza nel lungo periodo” spiega il coach che dell’orizzontalità ha fatto il suo mantra. Laureato in informatica ha poi allargato la sua formazione al marketing e alla comunicazione, tanto da essere, oltre che un formatore aziendale, anche docente alla Business School de Il Sole 24ore, scrittore (“L’arte della pazienza” pubblicato da Franco Angeli) e divulgatore in podcast. “Facilità e necessità di riposizionarsi nel mercato sono due fattori che camminano in parallelo nell’età digitale, quando si pensa ad una strada nuova per la nostra carriera, dobbiamo immaginarla proprio come un misto di competenze – hard e soft – che possano aiutare le aziende ad affrontare i grossi cambiamenti in corso”.
“La liquidità è una caratteristica insita nel mondo del lavoro contemporaneo, e più si andrà avanti più si noterà questo cambiamento. Il digital worker vuole più tempo per sé, per avere la possibilità di viaggiare, essere attento alla propria salute mentale, rinunciando al mito della stabilità perché ritiene che la flessibilità abbia molti più vantaggi” ribadisce Raffaele Gaito, che ha scelto di vivere nel place to be, Londra, dove questo fenomeno è in atto da tempo.