L’Istat ha calcolato quanto influiranno i cambiamenti previsti per la riscossione del reddito di cittadinanza (rdc) nel 2023: la riduzione del compenso colpirà 846mila persone, circa 21% degli attuali beneficiari. Se si considerano i soli beneficiari in età “lavorativa” compresa fra 18 e 59 anni, il taglio dell’assegno riguarderà oltre un terzo della platea.

Lo comunica il presidente dell’Istituto nazionale di statistica, Gian Carlo Blangiardo, in audizione alla Camera sulla manovra di bilancio 2023.

Rdc, Istat: “Pesa anche disparità tra inflazione e stipendi”

Da un punto di vista qualitativo, il presidente dell’Istat spiega che “la decurtazione della durata del Rdc coinvolgerà in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni – perlopiù monofamiliari, specialmente la componente maschile“. Coinvolti nel provvedimento anche i cosiddetti Neet, una categoria compresa tra i 18 e i 29 anni che non studia e non cerca lavoro.

Su queste figure pesa molto anche la pressione economica dovuta all’aumento dei prezzi, dal momento che i salari non si adegueranno ai nuovi livelli dell’inflazione. In particolare, “nei primi dieci mesi del 2022 il divario tra la dinamica dei prezzi e quella delle retribuzioni è stata pari a 7 punti percentuali“.

Prima di Blangiardo era intervenuto sempre in audizione alla Camera anche Fabrizio Balassone, il capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia. Secondo l’istituto di credito nazionale, “l’introduzione del reddito di cittadinanza ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare del nostro Paese e senza tale sussidio nel 2020 ci sarebbero stati un milione di individui poveri in più“. Tuttavia, “l’attuale assetto presenta delle criticità soprattutto come misura di accompagnamento al lavoro e la riforma annunciata dal governo potrebbe rafforzare questo aspetto“.

La legge di bilancio prevede l’abolizione dal 2024 del reddito di cittadinanza. E’ prevista una riduzione delle spese di 0,7 miliardi per il prossimo anno e di 1 miliardo in ciascuno dei due anni successivi.