La corsa al riarmo vede protagonista l’Italia e Leonardo diventa il primo produttore di armi dell’Unione Europa. Raggiunge il 12esimo posto della classifica mondiale e realizza vendite record del valore di 14 miliardi di euro solo nel corso del 2021. E il business è in crescita

Corsa al riarmo, balzo in avanti per l’Italia e per Leonardo

La guerra in Ucraina non si arresta e, anzi, accelera la corsa globale al riarmo. Mentre il governo Meloni si impegna a rifornire Kiev di nuovi approvvigionamenti bellici nel corso del 2023 , apprendiamo oggi che l’italianissima Leonardo ha scalato le posizioni della classifica mondiale delle vendite di armi, diventando il primo produttore di tutta l’Unione Europea. Lo rende noto l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), che ogni anno redige la classifica dei primi 100 produttori mondiali di armi. Leonardo raggiunge il 12esimo posto della classifica mondiale, capitanata dalla statunitense Lockeed Martin, realizzando vendite del valore di circa 14 miliardi di euro nel corso del 2021.   

La guerra ucraina rilancia il business di munizioni

La domanda globale di armi, ovviamente, ha registrato una forte impennata con l’inizio della guerra in Ucraina. Sia in Europa, che negli Stati Uniti. Una corsa al riarmo che non accenna a rallentare. Il balzo in avanti della richiesta di armamenti è dato dall’esigenza di sostenere l’invio di forniture belliche per Kiev, ma anche dalla necessità di ricostruire le scorte nazionali. A fine ottobre 2022 sono stati firmati dagli Usa nuovi importanti contratti con aziende produttrici di armi.  E un emendamento al decreto sulla partecipazione alle missioni NATO è ora al vaglio del Senato della Repubblica italiana e prevederebbe la proroga “fino al dicembre 2023” dell’invio di “armi e mezzi militari in Ucraina”. L’emendamento è stato presentato da alcuni esponenti di FdI e Lega.

L’Italia si mette l’elmetto: già spesi in armi 450 milioni di euro

Val la pena ricordare che oggi le spese militari sostenute dall’Italia per sostenere Kiev si aggirano intorno ai 450 milioni di euro.  Molti paesi europei hanno deciso di superare la soglia del 2% del Pil richiesto dagli impegni NATO e, se la Germania ad oggi fa la parte del leone, l’Italia non resta a guardare. I dati del bilancio approvato lo scorso anno rilevano un aumento del 3,4% delle spese militari rispetto al 2021. Ma le cifre di questo 2022 potrebbero rivelarsi di gran lunga più alte. Anche il governo Meloni è intenzionato a prendere parte alla corsa al riarmo che sta interessando la maggior parte del pianeta. Secondo Avvenire nel 2028 le spese militari raggiungeranno quota 104 milioni di euro al giorno.