Zattieri del Piave Unesco: portavano i tronchi degli alberi sulle zattere dalle cime delle Dolomiti fino a Venezia, navigando lungo il Piave e mettendo a rischio la propria vita giornalmente. Lo hanno fatto per un secolo, permettendo alla Serenissima di costruire le basi della sua città e della sua flotta; ora l’Unesco li ha riconosciuti Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, decidendo così di mantenere viva la memoria del loro pericoloso e affascinante mestiere. “C’è un detto che recita così: Venezia poggia su un Cadore rovesciato “, ha ricordato il governatore del Veneto, Luca Zaia, nel dare l’annuncio del prestigioso sigillo. “Un detto che ci porta alla lontanissima Serenissima, un tempo in cui erano terminate le scorte del legname lagunare e i veneziani hanno guardato, perciò, a Cadore (nel Bellunese, ndr) per recuperarne […]. Il lavoro degli zattieri, cioè quello di saper governare una zattera – ha proseguito -, è intriso di storia, di tradizione, di cultura veneta che, insieme al duro lavoro e alla passione, appartengono alla nostra terra e alla nostra gente”.
Zattieri del Piave Unesco: chi sono e qual è la loro storia
Le origini dell’uso della zattera come mezzo di trasporto per persone, merci e bestiame sono antichissime e non riconducibili a date precise; ciò che è certo è che la figura dello zattiere si sviluppò e affermò ai tempi della Serenissima quando la mancanza, nell’area di Venezia, del legname necessario a rifornire la potente flotta della Repubblica e a dare solide fondamenta ai palazzi, portò i veneziani a ricercare la materia prima altrove. Per questo scopo, la laguna si avvalse dell’abilità e della sapienza degli zattieri, uomini che, a bordo delle loro zattere, navigavano lungo il Piave per trasportare il legname; un mestiere usurante e pericoloso: chi partiva al mattino non era sicuro di fare ritorno alla sera, tante erano le insidie che potevano presentarsi durante il viaggio.
Un lavoro, il loro, che si collocava solo alla fine di una vera e propria filiera del legno, che iniziava con il taglio del legname e terminava con il trasporto dei tronchi fino a Venezia: a partire dal legno raccolto nel bosco, che veniva condotto nelle segherie a valle, gli zattieri assemblavano i tronchi e le tavole in zattere robustissime, lunghe fino a 35 metri, che servivano a trasportare il legno fino a Cadore, oppure direttamente all’arsenale. Una volta arrivati a destinazione, gli zattieri smembravano poi le zattere, accatastando il legno nei depositi dei mercanti. Le tappe del loro lavoro, che ha permesso a Venezia di diventare la città che è oggi, sono ripercorribili all’interno del Museo degli Zattieri del Piave di Codissago, frazione di Longarone.
L’istituzione museale, voluta dall’Associazione degli Zattieri, fondata nel 1982 allo scopo di tutelare questa affascinante pagina di storia locale, illustra tutti gli aspetti riguardanti il taglio, il trasporto e il trasferimento del legname lungo la via maestra del Piave. Tra le cose esposte, le attrezzature un tempo utilizzate per svolgere il lavoro, una serie di modelli di zattere e la ricostruzione di un’antica segheria veneziana. A ricordare questo prezioso mestiere sarà ora anche l’Unesco, che ha deciso di conferire agli zattieri del Piave l’ambìto riconoscimento di Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, nato per favorire la trasmissione del patrimonio fra le generazioni, conservando le tradizioni tramandate dagli antenati.
I siti Unesco del Veneto
Il riconoscimento degli zattieri del Piave come parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità va ad aggiungersi ai nove siti Unesco del Veneto. Sono tante, infatti, le punte di diamante della Regione, tutelate per la loro bellezza: dalle Dolomiti, passando per Venezia e la sua laguna, l’Orto botanico di Padova, la città di Verona, Vicenza e le Ville del Palladio, i siti palafitticoli preistorici delle Alpi, le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiene, fino ad arrivare alla città di Padova e alle opere di difesa veneziane, costruite dalla Serenissima tra il XVI e il XVII secolo a Peschiera del Garda.