Tim, Ita Airways, Ilva. Sono questi i principali dossier di politica industriale sul tavolo del governo. Tutti da chiudere entro la fine dell’anno. Per la compagnia aerea nata a metà 2021 dalle ceneri della vecchia Alitalia, l’esecutivo Meloni punta a firmare un memorandum d’intesa per la cessione già a dicembre, al più tardi a gennaio 2023.
Ita, il governo accelera la vendita
“Continuano le interlocuzioni positive e costruttive con Lufthansa, individuato dal Mef come possibile alleato in un clima di piena collaborazione” ha comunicato Ita Airway in una nota nel giorno in cui si avvia il piano di assunzioni che porterà nel 2023 oltre 1.200 nuove risorse, tra assistenti di volo, piloti e comandanti.
L’ampliamento della flotta si inserisce nella strategia di crescita della compagnia che punta a diventare la più grande d’Europa entro il 2026, con l’80% di aerei di nuova generazione e il conseguente abbattimento di 1,3 mln di tonnellate di emissioni di CO2. Ma il dibattito interno che ruota intorno alla privatizzazione si arricchisce di nuovi dettagli.
Il presidente di Ita Airways, Alfredo Altavilla, si è dimesso e al suo posto è arrivato Antonino Turicchi cui sono state assegnate, tra le altre, le deleghe sulle operazioni strategiche. Sarà dunque lui a gestire il processo di cessione. Msc, che correva insieme a Lufthansa, ha fatto sapere di non essere più interessata alla società. A pilotare la privatizzazione saranno dunque i tedeschi con il governo che – attraverso il Tesoro – si riserverà una quota di minoranza dentro la compagnia e fisserà i paletti politici.
Ma c’è un nuovo grande caos dietro l’angolo: “voli usati a scopo privato” ha rivelato Gabriele De Stefani sulla Stampa. Scoperchiando l’ennesimo capitolo nero nella storia della compagnia di bandiera che – come scrive De Stefani – che va ad aggiungersi a decenni di denaro pubblico gettato al vento per un totale di 14 miliardi di euro.