E’ morto all’età di 91 anni Dominique Lapierre, autore di romanzi di fama internazionale come “Più grandi dell’amore”, “Parigi brucia?” e il capolavoro “La città della gioia”, da cui nel 1992 fu tratto l’omonimo film diretto da Rolan Joffé e con protagonista l’attore Patrick Swayze. Ex grande firma del settimanale Paris Match, ha lavorato a lungo come giornalista. Per la rivista francese è stato corrispondente per 14 anni vivendo ovunque: dall’America al Medio Oriente, dall’Unione sovietica al Sudafrica. Poi l’incontro con l’India, tra gli ultimi della città di Calcutta è nato ed è ambientato “La città della gioia”. Per scriverlo Lapierre trascorse due anni nelle baraccopoli, senza acqua e senza elettricità, lavorando come improvvisato autista di risciò. Grazie a ciò, aveva annotato storie e aneddoti che commossero il mondo. “Credo che il libro abbia avuto un grande successo” spiegava Lapierre “perché ha raccontato la storia di persone private di tutto ma che sono riuscite a superare le avversità”. Dal 2012 le sue condizioni di salute erano molto peggiorate, dopo un incidente era infatti rimasto in coma per oltre un mese. Proprio a quell’anno risale anche il suo ultimo libro, “Gli ultimi saranno i primi”.
Morto Dominique Lapierre: l’impegno filantropico
Lapierre fu noto anche per la sua attività filantropica. Fondò con la moglie e con il sostegno di Maria Teresa di Calcutta l’associazione “Action pour les enfants des lépreux de Calcutta” (“Azione per i bambini lebbrosi di Calcutta”), dedicata alla cura degli ultimi e finanziata con i diritti d’autore. I fondi erano diretti a scuole e centri per la lotta a malattie come lebbra e tubercolosi. Grazie all’associazione furono costruiti così anche ospedali, scuole e centri per disabili. Amava ricordare: “In venticinque anni ho aiutato a curare due milioni di malati di tubercolosi, ho salvato 50mila bambini lebbrosi dal degrado delle loro baraccopoli, sono stati costruiti seicento pozzi d’acqua potabile, quattro navi-ospedale che operano nel delta del Gange”.