Attraverso un comunicato ufficiale, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione Osservatorio Etneo, ha fatto sapere di aver registrato un’intensa attività all’interno del vulcano Stromboli, presumibilmente un’eruzione. Si tratta del secondo fenomeno tellurico di giornata in Sicilia, dopo il violento terremoto che ha coinvolto l’arcipelago delle Eolie (di cui Stromboli è parte).
In rete non mancano i video che dimostrano una lunga scia di magma e fumo che si leva dal cratere. Il maremoto si è ha provocato un’onda di tsunami alta circa un metro e mezzo e sarebbe stato causato da un distacco sulla Sciara del Fuoco. Sull’isola sono risuonati gli allarmi ma, secondo i primi accertamenti della Protezione Civile, non si registrano danni.
Eruzione Stromboli, la spiegazione tecnica
Eruzione Stromboli, ultime notizie.
L’Ingv “comunica che le reti di monitoraggio hanno registrato alle ore 16:35, a partire dalle ore 14:10 un trabocco lavico dall’area craterica Nord“. Inizia così la nota stampa diffusa dal più importante ente sismologico italiano, che poi ricostruisce la cronologia degli sviluppi del fenomeno eruttivo. Alle 14.16 una seconda esplosione più intensa sul lato meridionale, alle 14.28 i primi segni delle colate laviche accompagnata da detriti, alle 14.31 si notavano “flussi piroclastici innescati probabilmente dal crollo di una parte dell’orlo craterico a nord”.
Dopo due ore, alle 16.30, l’aggiornamento attesta l’assenza di cambiamenti significativi nell’attività vulcanica, con modeste perturbazioni legate al terremoto di questa mattina. Gli abitanti raccontano di aver sentito un fragoroso fruscio prima che una densa colonna di fumo salisse in aria. A rischio crollo il costone roccioso che affacciata sull’abitato di Ginostra, con i residenti che denunciano la mancanza di manutenzione e il rischio di assistere a un’altra tragedia come quella recentemente avvenuta a Ischia.
Colpita nuovamente da un evento atmosferico estremo (dopo il vasto incendio accaduto in estate), l’isola di Stromboli è stata oggetto di uno studio, coordinato dall’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag) e dall’Università degli Studi Roma Tre e pubblicato su Nature Communications Earth & Environment. Quest’ultimo descrive come il vulcano siciliano presenti una copiosa formazione di nanocristalli (anche detti nanoliti, fino a 10.000 volte più piccoli di un capello umano) in magmi basaltici, caratterizzati da un’elevata composizione metallica di titanio e ferro. Ciò incide sulla velocità di trasporto del magma, rendendolo più viscoso.