Il vino italiano sara’ annacquato? Questo il dubbio principale sollevato dalle associazioni di categoria che sara’ discusso il 25 e il 26 maggio tra le imprese vinicole e i consorzi di categoria. Un incontro decisivo per definire i dossier riguardanti la nuova Politica Agricola Comune che verrà poi dibattuta in sede europea.
Le preoccupazioni della Coldiretti
Le preoccupazioni manifestate dalla Coldiretti e da diverse associazioni riguardano la possibilità di estendere le etichette delle denominazioni di origine, come Dop e Igp, ai vini de-alcolati, aumentando cosi’ la quantita’ di acqua che andrebbe a ledere le proprieta’ dei prestigiosi prodotti tradizionali italiani. Secondo le associazioni qualora questa proposta dovesse andare in porto, sarebbe inflitto un duro colpo all’impresa vinicola italiana e al mercato del vino europeo. La nuova Pac dovrebbe entrare in vigore nel 2023 e tra il 2021 e il 2037 prevedera’ un esborso di circa 350 miliardi di euro, coinvolgendo decine di migliaia di operatori del settore agricolo e agroalimentare.
La proposta di aggiungere acqua nel vino e’ solo l’ultimo degli inganni autorizzati dall’Unione europea, scrive così la Coldiretti sul sito aziendale. La preoccupante novità arriva peraltro in un momento drammatico per il settore vinicolo, a causa del crollo dei consumi per effetto della chiusura dei ristoranti.
Nei giorni scorsi, in seguito alle preoccupazioni sollevate e’ arrivata la smentita della Commissione europea: “La proposta non contiene alcun riferimento all’aggiunta di acqua nel vino”, questa la nota apparsa sui canali istituzionali.
A placare le acque ci ha pensato anche Paolo De Castro, eurodeputato del PD, portavoce dell’agroalimentare italiano in Europa: “Nessuna norma potra’ essere imposta ai viticoltori. Un vino senza alcol non puo’ essere definito tale “.