Aborto farmacologico ultime notizie.

Se l’attuale Esecutivo guidato da Fratelli d’Italia si è sempre espresso in maniera contraria contro ogni modifica della legge 194 (sia Meloni che il ministro della Famiglia Roccella), sono preoccupanti i dati che riguardano l’interruzione volontaria di gravidanza (spesso abbreviata in IGV). In particolare, va evidenziato il meccanismo di accesso ai due princìpi attivi che regolamentano l’aborto: il mifepristone (meglio conosciuto come RU486) e la prostaglandina.

Vediamo i dati nel dettaglio.

Aborto farmacologico, cosa dice la legge italiana

Se l’attualità politica discute su una possibile modifica del diritto all’aborto, i crudi numeri illustrano che il vero problema sembra essere l’applicazione della legge: lo testimonia il report redatto dal ministero della Salute in merito anche all’aborto farmacologico.

I valori più generali indicano che il 69% dei ginecologi e il 47% degli anestesisti si rifiuta di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza. Le principali associazioni a difesa del diritto all’aborto contestano il metodo, evidenziando soprattutto le differenze con gli altri Paesi: in Italia, infatti, per ricorrere all’aborto via medicinali è necessario un ricovero in ospedale di almeno tre giorni.

In Italia il tema è stato ufficialmente introdotto nel 2005, con la prima commercializzazione del RU486 che risale a fine 2009 con l’autorizzazione dell’Aifa: Segue un lungo vuoto normativo ultradecennale, finché nel 2020 l’ex ministro Roberto Speranza prolungo l’aborto alla nona settimana (prima erano sette), allargando la disponibilità anche ai consultori familiari: una sorta di sportello pubblico per la prevenzione e la gestione psicologica dell’aborto. Sempre scorrendo il report, si legge che solo il Lazio e l’Emilia Romagna adempiono a questo requisito, ponendo in essere una vasta differenza nell’offerta regionale (senza contare che la differente capillarità anche all’interno della stessa regione). Secondo i dati diffusi da Ansa, nel 2021 l’aborto farmacologico ha visto un incremento diffuso su base annuale, con la provincia di Trento che ha registrato un rialzo del 71%.