Da Mosca arrivano importanti aggiornamenti circa le volontà di Vladimir Putin in chiave Donbass e negoziati con Kiev: secondo il portavoce Peskov, nel tradizionale punto stampa del pomeriggio, il leader russo “è sempre stato disposto a negoziare a patto che vengano rispettati gli interessi della Federazione Russa“.

Non solo, perché a proposito degli impegni istituzionali, Peskov ha aggiunto che Putin “si recherà in Donbass a tempo debito“: si attende dunque il primo viaggio del presidente nei territori ufficialmente riconosciuti come parte del territorio sotto il controllo di Mosca con il famoso referendum farsa di fine settembre. Nessun commento a proposito della volontà del presidente francese Macron di organizzare un incontro bilaterale in futuro.

Da lunedì embargo e price cap sul petrolio russo

Terminato il dossier su Putin e il Donbass, la Russia ha dovuto prendere atto di un importante passo avanti per quel che riguarda la dipendenza energetica dell’Ue da Mosca.

In particolare, nel comunicato congiunto con i membri non europei del G7 si legge che “è stato dato il via libera all’introduzione del price cap al petrolio russo trasportato via mare“. In particolare, “il tetto è stato fissato a un prezzo massimo di 60 dollari al barile per il petrolio greggio ed è modulabile per rispondere agli sviluppi del mercato“.

Nella sua dichiarazione a corredo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen sottolinea che “il G7 e tutti gli Stati membri dell’Ue hanno preso una decisione che colpirà ancora più duramente le entrate della Russia e ridurrà la sua capacità di fare la guerra in Ucraina, aiutandoci a stabilizzare i prezzi globali dell’energia, a beneficio dei Paesi di tutto il mondo che attualmente si trovano a fare fronte ad aumenti spropositati“.

Sempre basandosi sulle dichiarazioni e sui commenti alla notizia, si apprende che “la coalizione è aperta anche ad altri partner, che potranno partecipare accettando di acquistare il petrolio di Mosca ad un prezzo inferiore a 60 dollari al barile. Diversi Paesi, soprattutto in Asia, sono intenzionati ad aderire“. Sempre da lunedì 5 dicembre scatta in concomitanza con il price cap anche l’embargo che bloccherà l’importazione del 94% del petrolio proveniente dalla Russia.