Una vera e propria spedizione punitiva è stata attuata questa mattina ai danni di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana divenuta celebre alle cronache per aver partecipato ai Mondiali di arrampicata lo scorso ottobre disobbediendo alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab (il tradizionale velo islamico). Anche se lei aveva negato di averlo fatto deliberatamente, in patria è considerata una vera eroina del femminismo locale.

Le testate straniere, e americane in particolare, non hanno dubbi nell’identificare la matrice governativa alla base del gesto. L’indiscrezione viene riportata in primis dal sito di notizie anti-regime IranWire, poi ripreso dalla Cnn.

Elnaz Rekabi, chi è l’atleta dell’Iran che si tolse il velo

Il fratello Davood in lacrime e un cumulo di macere tra cui spuntano anche medaglie cosparse di terra. Questo ciò che resta dell’abitazione di Elnaz Rekabi, il simbolo sportivo dell’Iran ribelle al femminile: indimenticabile la sua esecuzione ai Mondiali di Arrampicata in Corea del Sud, dove l’atleta di Teheran gareggiò senza il tradizionale velo islamico.

Sebbene la situazione in Iran non ricopra più le prime pagine dei quotidiani internazionali, le proteste proseguono ancora, così come dura rimane la repressione imposta dall’esercito filogovernativo. All’epoca, era metà ottobre, il Paese si trovava a fare i conti con un tumulto generale molto ampio e i riflettori del mondo intero puntati addosso: anche per questo il gesto della Rekabi aveva fatto scalpore.

Sin dal suo rientro in patria, la 33enne era stata di fatto forzata a un isolamento domiciliare pur non approvato da alcuna misura cautelare ufficiale. Durissimo e straziante il commento del fratello Davood, che ha ripreso con un filmato le operazioni di demolizione: “Così trattano una campionessa che ha dato quintali di medaglie a questo Paese, che ha lavorato sodo per renderlo orgoglioso. Gli hanno spruzzato del peperoncino, gli hanno demolito la casa di soli 39 metri quadrati e se ne sono andati come se nulla fosse“.