La manovra stipendi della Juventus sempre più sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. Se il filone dell’inchiesta Prisma – quella che ha portato al terremoto in casa bianconera, con le dimissioni del presidente Agnelli e di tutto il CDA e il rinvio a giudizio per 12 persone – relativo alle plusvalenze fittizie non sempre “preoccupare” più di tanto la società (difficile che il club possa avere ripercussioni sul piano sportivo), lo stesso non si può dire in merito alle accuse di falso in bilancio. Nel mirino degli investigatori, come detto, c’è la “manovra stipendi”, ovvero il patto privato stipulato tra calciatori, staff e dirigenti dopo l’annuncio della rinuncia a quattro mensilità che, secondo gli inquirenti, avrebbe provocato un’alterazione nei bilanci 2019, 2020 e 2021.
Juventus, manovra stipendi: l’interrogatorio di Sarri
Della discussa manovra stipendi Juventus sono già emersi diversi dettagli relativi all’interrogatorio di Paulo Dybala (CLICCA QUI), oltre ai messaggi WhatsApp inviati da Giorgio Chiellini (CLICCA QUI), all’epoca capitano bianconero, ai compagni di squadra. La vicenda adesso si arricchisce di ulteriori particolari: la Gazzetta dello Sport, infatti, riporta alcuni stralci dell’interrogatorio di Maurizio Sarri, all’epoca allenatore della Juventus, alla Procura di Torino. “Parlai al telefono con Paratici perché eravamo in lockdown. Mi disse che c’era già l’accordo con i calciatori e che sarebbe stato opportuno che anche io mi accodassi. A me è stata proposta solo la rinuncia di quattro mesi, con tre mesi che sarebbero stati pagati sul contratto dell’anno dopo“, le parole di Sarri. L’allenatore bianconero, prima di firmare l’accordo privato, chiese rassicurazioni su quello che sarebbe accaduto in caso di esonero – cosa poi accaduta a fine stagione – così da non perdere le tre mensilità pattuite privatamente con la società. Soluzione presto trovata: “Alla fine è stato previsto per me l’incentivo all’esodo in caso di esonero“, le ammissioni di Maurizio Sarri davanti ai giudici.
Juventus, il ministro Abodi: “Ridare credibilità a sistema”
Dell’inchiesta che vede coinvolta la Juventus ha parlato il ministro dello sport Andrea Abodi a margine dei festeggiamenti per i 60 anni dalla nascita dell’Unione Nazionale delle Pro Loco. “Io ho la responsabilità di contribuire ad abbassare la tensione, sono temi che devono essere risolti a livello sistemico. C’è la volontà di non voler mettere la polvere sotto il tappeto, di non girarsi dall’altra parte e credo che i problemi vadano affrontati senza un approccio giustizialista o superficiale ma andando in profondità per cercare di capire come si possa ridare credibilità a un sistema che vive di passione e credibilità“. Abodi ha poi proseguito: “Il mio compito è dialogare per far capire che il Governo è presente, ma non vuole essere al centro. Il mio ruolo è laterale ma comunque attivo. Anche i miei colleghi prima di me non hanno avuto vita facile, mi sembra che ci sono situazioni che si rinnovano e davanti alle quali prima di tutto bisogna mantenere un’attenzione attiva di vigilanza perché ci sono organismi sportivi e la giustizia ordinaria che devono intervenire prima di me”.