È un Carlo Bonomi particolarmente deluso rispetto alla prossima manovra finanziaria studiata dal Governo Meloni. Il Presidente di Confindustria, infatti, nel corso dell’audizione avvenuta ieri alla Camera sulla legge di stabilità ha toccato diversi punti, dando un suo punto di vista rispetto a quanto previsto. A partire dalla flat tax:

L’estensione di regimi forfetari esistenti, minano il principio di progressività delle imposte e, soprattutto, creano sperequazioni tra lavoro autonomo e subordinato. L’ampliamento del regime forfetario ai redditi fino a 85mila euro comporterà un abbattimento d’imposta di circa il 50% per i contribuenti interessati.

Manovra 2023, il pensiero di Bonomi sulle pensioni, Pnrr e Bancomat

Detto questo, il numero 1 di Confindustria ha toccato diversi altri temi, come la nuova Quota 103 prevista nella formula pensionistica:

Dalla legge Fornero ci sono stati 9 interventi di salvaguardia e si è sostanzialmente coperto anche chi esodato non era e rimangono vigenti una serie di proroghe di regimi transitori per il 2024, dall’isopensione all’ape sociale, da opzione donna alle 27 clausole per i lavori usuranti. In sostanza se guardiamo ai dati di proiezione anche per il 2022 la media di persone che va in pensione sarà di 61,5 anni. E non è questo l’intervento che ci può aiutare. Il costo sarà di circa 1,7 miliardi che sommato a quello precedente del governo Draghi assomma a 3 miliardi di euro: voleva dire che potevamo tranquillamente raddoppiare l’intervento del taglio del cuneo fiscale di quanto già effettuato da Draghi.

Quindi, Bonomi ha auspicato azioni prioritarie rispetto alla creazione di nuovi posti di lavoro:

Una strategia di svolta per l’occupabilità ha bisogno di interventi complessivi che riguardino fisco, contributi, scuola e intero sistema della formazione professionale del 5 nostro paese. Tutti servizi da offrire secondo metriche che affidino le risorse a chi ottiene risultati migliori e verificabili, non ai Centri Pubblici per l’Impiego ma estendendo a livello paritario le gare per le risorse alle molto più efficaci Agenzie Private del Lavoro. Ma di tutto questo non vediamo ancora nulla.

Poi, sui ritardi rispetto al Pnrr, Bonomi è intervenuto in questa maniera:

Serve una rigorosa attuazione del Pnrr, essenziale per avere la credibilità necessaria sia per ottenere le indispensabili rimodulazioni del Piano imposte dall’emergenza bellica, sia per ‘giocare’ in modo efficace la partita cruciale della riforma della governance economica europea. Il tempo stringe rispetto a obiettivi e traguardi di fine anno: tra questi, l’attuazione della legge sulla concorrenza, tassello basilare, e peraltro non rinviabile, per modernizzare il Paese, nonché la prosecuzione dell’azione di semplificazione di norme e procedimenti amministrativi necessaria per velocizzare gli investimenti.

Infine, ha chiosato sulle limitazioni dell’obbligo del Pos:

Non vorremmo che per effetto dello spacchettamento di deleghe all’atto della formazione del governo subentrino problemi per la cabina di regia del Pnrr, che deve essere pronta a interventi di sussidiarietà dall’alto in caso di ritardi conclamati nell’attuazione di milestone e target del piano, dei bandi e delle gare da parte delle Autonomie. Non si comprende la ragione per cui si sia optato per un sostanziale dietrofront in tema di pagamenti elettronici, contraddicendo un impegno preso con la Commissione europea che rientrava tra quelli funzionali alla seconda rata dei finanziamenti del Piano.