Inchiesta JUve, i giorni più lunghi. E duri. Tanto, troppo duri. Per la società, ma soprattutto per i tifosi bianconeri che sono preoccupati e in totale confusione. Nel contesto e nello specifico della vicenda e dell’inchiesta della Procura di Torino, i magistrati non si risparmiano e vanno avanti a testa bassa.
La sensazione è che qualcosa di grosso debba ancora venire fuori. Nelle carte ci sono tante cose, non solo le intercettazioni inquietanti. Ma il pensiero che i pm sanno qualcosa di più rispetto a quello che è uscito.
“Un contesto criminale di allarmante gravità, essendosi di fronte a condotte illecite, reiterate e protratte nel tempo, per ben tre esercizi, di indubbio spessore ponderale”. Così la Procura di Torino descrive l’operato finanziario della Juventus, al centro di una maxi indagine che coinvolge i vertici societari.
Nel chiedere al giudice l’applicazione delle misure interdittive nei confronti dei tredici indagati (poi negate dal Gip, che non ne ha ravvisato i presupposti), i pm scrivono: “I reati analizzati (…) per le modalità effettive di realizzazione, delineano un’elevata pericolosità soggettiva dei rei, rendendo innegabilmente concreto il pericolo che gli stessi, qualora si presenti l’occasione, continuino a delinquere”.
Il gip ha tuttavia escluso la possibilità di reiterazione del reato e per questo non ha ritenuto di emettere le misure richieste dai pm.
Inchiesta Juve. L’incontro segreto
Nelle carte emergono tante cose, non solo le intercettazioni telefoniche e ambientali. Si tenne “un incontro organizzato in via riservata” tra Andrea Agnelli ed esponenti di alcune squadre di serie A, alla presenza dei vertici di Lega di serie A e Figc.
Una riunione informale che l’indomani l’ex presidente bianconero, intercettato, commentò così: “Spero nasca qualcosa di utile sennò ci schiantiamo pian pianino“. C’è anche questo episodio, che risalirebbe al 23 settembre 2021, nelle carte dell’inchiesta della procura torinese sui conti della Juventus.
I magistrati hanno ricostruito l’incontro attraverso il monitoraggio dell’utenza telefonica di Agnelli da parte della guardia di finanza. Secondo quanto riportato nella richiesta di custodia cautelare per 13 indagati, poi respinta dal giudice, la riunione si sarebbe svolta in una tenuta a Fiano (Torino), all’interno del parco della Mandria.
“Vi avrebbero partecipato – si legge nel documento – Luca Percassi, amministratore delegato dell’Atalanta, Enrico Preziosi, presidente del Genoa, Giuseppe Marotta, ex ad della società bianconera e attuale ad dell’Inter, Paolo Scaroni, presidente del cda del Milan, Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese, Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna“.
La “strana” presenza di Gravina
Una ricostruzione non del tutto accurata, per stessa ammissione dei pm torinesi. Marotta infatti, pur invitato, non poté partecipare per ragioni personali. Campoccia, a quanto si apprende, nemmeno sapeva della cena. Ed era invece presente il patron del Bologna, Joey Saputo, non richiamato nelle carte dei pm.
“All’incontro – proseguono i magistrati – risultano altresì avere preso parte Paolo Dal Pino, presidente della Lega calcio serie A, e Gabriele Gravina, presidente della Figc”. Il numero uno della Federcalcio arrivò a cena in corso, direttamente dalla Svizzera, dov’era stato per una riunione alla Uefa. Un incontro di cui nessuno sapeva nulla e, verosimilmente, il presidente della Federcalcio dovrebbe dare qualche spiegazione, soprattutto dopo le dichiarazioni di questi ultimi giorni e, a maggior ragione, per le norme che la stessa Federcalcio vorrebbe inserire e che, al momento, non sono ancora state ratificate.
Anzi, la proroga concessa ai club l’anno scorso, dopo la rivelazione di questo incontro, fa venire molti, troppi dubbi. A che titolo e per conto di chi era lì il presidente della Federcalcio, visto che, carte alla mano, mancavano tanti altri club, Roma e Lazio, ad esempio, o lo stesso Torino, la Fiorentina e via dicendo….