Reddito di cittadinanza 2023 ridotto l’importo nella Legge di Bilancio, un grave errore che rischia di complicare la vita dei percettori. Il premier Giorgia Meloni ha più volte manifestato apertamente la volontà di cambiare la gestione assistenziale impregnata nel tessuto sociale, di togliere il reddito di cittadinanza a chi può lavorare. L’Esecutivo punta a scrollare da dosso i fruitori del RdC l’apatia del lavoro. L’erogazione continua del sussidio di stato non ha fatto altro che far decadere completamente l’interesse e la motivazione per il lavoro.
Così, Giorgia Meloni ha avviato la battaglia contro il Reddito di cittadinanza. Nel 2023 partirà la stretta contro i percettori dell’ammortizzatore sociale. Nelle tasche dei beneficiari arriverà un’erogazione ristretta di otto mesi.
Il dubbio, sorge dalle nuove notizie sul Reddito di cittadinanza contenute nella bozza della Legge di Bilancio 2023.
Reddito di cittadinanza 2023: ridotto importo, ma non per tutti
Nella chiave di lettura della bozza della Legge di Bilancio 2023, il discorso sul Reddito di cittadinanza sembra smussato, quasi diverso, rispetto alla battaglia promossa dal governo Meloni. Dall’abolizione dell’apatia al lavoro si è passati alla penalizzazione per chi si alza dal divano per lavorare. Nessun ridotto importo per i veterani del RdC.
Un sistema che non garantirebbe quell’atroce battaglia dei fruitori occupabili, ma per assurdo, rema nella direzione opposta. Per questo motivo, non è detto che i beneficiari del sussidio ricevano realmente delle penalizzazioni per il disinteresse nel trovare un’occupazione.
Quadro reddito di cittadinanza 2023
Nel decreto 4/2019, successivamente convertito nella legge n. 26/2019, risultano inattivi, dunque possono considerarsi persone occupabili, coloro che rientrano nella fascia anagrafica tra 18 e 64 anni (salvo diversa condizione governativa).
Come si legge da Money.it, i percettori a cui è stato conferito l’esonero dal contesto “occupabile” non rischiano un ridotto importo, anzi sono suddivisi per categorie, quali:
- coloro che risultano impegnati nella cura e assistenza dei minori;
- coloro che si occupano dell’assistenza e cura del familiare disabile;
- coloro che percepiscono un reddito annuo uguale o inferiore a 8.174 euro, mentre per i lavori autonomi il limite è pari a 5.500 euro;
- coloro che seguono attivamente uno dei tanti corsi di formazione disposti dalle Regioni, finalizzato al rilascio di una qualifica professionale;
- coloro che seguono un tirocinio;
- coloro che percepiscono altro ammortizzatore sociale;
- donne in stato di gravidanza.
RdC ridotto: i requisiti degli esclusi dal nuovo taglio
La categoria dei percettori esclusi risulta molto ampia per determinate condizioni, quali:
- titolari di pensione diretta;
- over 65;
- coloro che percepiscono emolumenti annui ricavati da lavoro dipendenti oltre 8.174 euro annui;
- coloro che percepiscono emolumenti annui ricavati da lavoro autonomo oltre 5.500 euro;
- coloro che non hanno diritto al RdC, come ad esempio per ricoveri di lunga degenza e detenuti;
- invalidi al 45%.
Così come appare la scaletta degli esclusi, esonerati ed esonerabili, tutto porta a supporre che una bella fetta di percettori del Reddito di cittadinanza risultano difatti salvaguardati dai futuri tagli. Salvati dalle ultime disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2023, sull’erogazione di un RdC ridotto a un ciclo di otto mensilità.
Quando toglieranno il Reddito di cittadinanza?
Secondo numerosi esperti, i percettori classificati occupabili non subiranno alcuna modifica del loro status, dunque continuano a percepire il sussidio secondo le vecchie regole.
Le nuove disposizioni contenute nel disegno della legge di Bilancio 2023, che portano al rilascio di un ciclo ridotto d’importo determinato in otto mensilità nel periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, verrebbero applicate per lo più per i nuovi percettori. Nel quadro delle eccezioni rientro i nuclei familiari con membri disabili, minori e over 60.
Il forte dubbio è dato dall’assenza nella bozza della Legge di Bilancio 2023 non solo della definizione di “occupabili”, ma dalla loro destinazione. Alla luce di queste considerazioni, la battaglia promossa contro i fannulloni percettori del sussidio, per spingerli a spostarsi dal divano al lavoro, se non fa acqua da tutte le parti, sicuramente ne perde parecchia per strada.
L’intento del governo Meloni di strattonare gli occupabili strappandoli dal mondo ovattato in cui sono confinati da oltre tre anni, sembra non aver sortito i suoi effetti.
Peraltro, c’è da chiedersi perché la norma così studiata rischia di falciare le mensilità, solo alla fetta di percettori che cercano d’inserirsi nel mondo del lavoro, diversamente esclusi dalle condizioni governative.