Santa Bibiana detto tra i più popolari del meteo: “quaranta giorni più una settimana”, che cosa significa? Il 2 dicembre si festeggia Santa Bibiana, chiamata anche Viviana o Vibiana, una martire vittima delle persecuzioni cristiane, svoltesi durante il regno dell’imperatore Flavio Giuliano, passato alla storia come l’Apostata, perché ha pubblicamente rinnegato la religione cristiana, in favore di un ritorno al paganesimo.

Di Santa Bibiana non esistono notizie sicure: ciò che conosciamo deriva da una Passio scritta tre secoli dopo la sua morte, che, a causa dei frequenti errori, appare come poco attendibile, e la troviamo citata all’interno del Liber Pontificalis nella parte dedicata a papa Simplicio, che avrebbe dedicato a Santa Bibiana la basilica in cui riposa.

A Santa Bibiana, che viene invocata contro l’epilessia ed è la patrona dei disturbi psicologici, è anche collegato un detto popolare, ovvero “quaranta giorni più una settimana”, che risulta diffuso in diverse regioni italiane.

Santa Bibiana detto: “quaranta giorni più una settimana”

Il detto legato a Santa Bibiana risulta diffuso in diverse regioni e ha un significato metereologico. Si dice, infatti, che il giorno in cui si celebra la Santa, il 2 dicembre, sia un vero e proprio indicatore per il tempo che si susseguirà nelle giornate successive.

Significa che, se durante la festa della Santa splenderà il Sole, continuerà ad esserci bel tempo per altri quarantasette giorni, mentre, se c’è stato cattivo tempo, non vi sarà il sole per lo stesso lasso di tempo.

Ormai, dunque, si associa proprio a Santa Bibiana un rapporto speciale con il meteo e con la pioggia, nonostante la storia originale della martire non abbia alcun legame con le previsioni e con il tempo atmosferico.

Santa Bibiana Roma: la statua di Bernini

A Santa Bibiana fu dedicata la basilica in cui è stata sepolta da papa Simplicio: la chiesa -si dice- fu costruita dalla matrona Olimpia nello stesso luogo nel quale la Santa sarebbe stata arrestata, per poi subire il suo martirio. La chiesa si trovava non lontana dagli Horti Liciniani e dal ninfeo noto come tempio di Minerva Medica.

Al suo interno, nella nicchia centrale, è custodita la celebre statua scolpita da Lorenzo Bernini, che faceva parte di una serie di sculture commissionate al santo, per far riflettere i fedeli sul tema del martirio.

Santa Bibiana è rappresentata dall’artista nel momento di massima tensione psicologica, nell’attimo che precede il suo martirio: la drammaticità della statua, tuttavia, non si inarca nelle pose di intenso dinamismo, per le quali la produzione del Bernini è rimasta celebre, ma per il movimento delle vesti, onde increspate, che si muovono su un corpo statico, in attesa della riunione con Dio. Tipicamente barocco è anche il momento dell’estasi divina, che ha completamente rapito la santa, ormai pronta a incontrare il Creatore. Un’estasi che dà forma ad una profonda e vivida esperienza spirituale, che nel volto della santa esprime ogni momento di agitazione.

Chi era Santa Bibiana? Quale fu il suo martirio?

Abbiamo già detto che Santa Viviana visse sotto l’imperatore Giuliano e che subì il martirio: a condannarla a morte, in particolare, fu il governatore Aproniano, che si accanì contro tutta la famiglia della santa (il padre Flaviano, la madre Defrosa e la sorella Demetria).

In particolare, dopo essersi appropriato dei beni della famiglia, fatto esiliare il padre e messa in carcere la madre e, poi, condannata a morte, Aproniano tentò di condurre all’apostasia Demetra e Bibiana, ma nessuna delle due cedette. Demetria morì in carcere per l’ansia di ciò che l’attendeva, dopo aver professato la sua fede, mentre Bibiana, non cedendo alle lusinghe della vita mondana prospettatele dalla mezzana dalla quale era stata affiancata, venne condannata a morire flagellata con verghe di piombo.

Aproniano avrebbe lasciato ai cani il suo corpo morto, ma gli animali non l’avrebbero sfiorato. A questo punto, la sua salma vennero raccolte dal presbitero Giovanni e affidate ad Olimpia.