Opzione donne proroga 2023 ultimissime oggi. Il testo della manovra è ora in Parlamento ma per mettere nero su bianco qualsiasi modifica bisognerà attendere la metà di dicembre quando entreranno nel vivo le votazioni sugli emendamenti

Opzione donne proroga 2023 ultimissime oggi

Tornare alla versione di Opzione donna in vigore finora, ma con una mini proroga: il tempo di mettere in cantiere la riforma complessiva del sistema previdenziale. E’ l’ultima ipotesi alla quale, secondo Ansa, starebbe lavorando il governo.

L’ultima versione di Opzione donna, oggetto nei giorni scorsi di varie riscritture da parte del governo, appare molto restrittiva rispetto alla versione originaria, limitando la possibilità di andare in pensione anticipatamente a tre sole categorie di lavoratrici (caregiver, invalide almeno al 75% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi); l’età è fissata a 60 anni, soglia che può scendere di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due. A preoccupare è proprio quest’ultima clausola, che rischia di penalizzare le donne che non hanno figli.

Per questo ritornare alla versione di Opzione donna in vigore finora, ma con una proroga temporanea, potrebbe essere la soluzione. La mini proroga della norma attuale consentirebbe di risparmiare risorse. Parallelamente, l’idea è di procedere, in 6-8 mesi, ad armonizzare questa misura nell’ambito di una riforma complessiva del sistema pensionistico. 

La reazione dei sindacati

Proprio quest’ultimo tema vede i sindacati già sul piede di guerra: con i tagli alle rivalutazioni si tolgono al sistema 17 miliardi in tre anni, attacca la Cgil, che con la Uil è già pronta alla mobilitazione.

Il leader della Cgil Maurizio Landini non esclude scioperi territoriali relativi alla legge di bilancio. Secondo le parti sociali la manovra “tratta i pensionati come un bancomat“. Sono tante infatti le risorse che il governo è riuscito a “risparmiare” dal taglio delle indicizzazioni degli assegni: una minor spesa di 10,2 miliardi in tre anni, a fronte di misure sul fronte previdenziale (da quota 103 all’incremento delle minime) che costa poco più di 3,4 miliardi