Tra i punti di maggior discontinuità tra l’Esecutivo di Mario Draghi e quello di Giorgia Meloni c’è la gestione della pandemia da covid-19: pur in due contesti diametralmente opposti, la linea politica di Roberto Speranza e quella proposta da Orazio Schillaci hanno preso direzioni diverse. In un’intervista a Repubblica, l’ex ministro della Salute spiega tutte le ragioni delle scelte passate, a volte anche difficili, con un focus specifico sull’obbligo vaccinale.

Un colloquio che arriva a poche ore dalla decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibili i ricorsi contro l’obbligo vaccinale avanzato da alcune categorie, tra cui medici, infermieri e professori.

Speranza covid, per l’ex ministro l’elevato tasso di vaccinati è successo del Paese

Partendo proprio dall’obbligo di vaccinazione anti-covid, Roberto Speranza rivendica questa decisione “difficile” ma conseguita basandosi su due princìpi fondamentali: “la priorità data al diritto alla salute e l’evidenza scientifica“. Sull’utilità della vaccinazione, argomento al vaglio dopo i risultati contrastanti di alcuni studi e un progressivo calo delle somministrazioni della quarta dose, il leader di Liberi e Uguali conferma la fondamentale importanza data dalla loro disponibilità:

In questi anni abbiamo fatto scelte anche difficili ma sempre seguendo due principi fondamentali: il primato del diritto alla Salute, anche sugli altri interessi in campo, e la centralità dell’evidenza scientifica. Con questi due fari è evidente che la nostra strategia sia stata quella di puntare con forza su vaccini, che sono stati fondamentali per contenere e combattere un virus che in quel momento era la principale sfida per tutti i Paesi. I nove mesi senza vaccini, del resto, sono stati durissimi in termini di ricaduta sulle persone e anche sulle attività sociali ed economiche,

Non a caso, per l’ex ministro i nove mesi tra marzo e dicembre 2020, ossia tra lo scoppio della pandemia e l’arrivo delle prime dosi sui camion durante le feste natalizie, “sono stati durissimi in termini di ricaduta sulle persone e anche sulle attività sociali ed economiche“. Poi ripercorre in maniera rapida l’approccio governativo adottato sotto il governo Draghi, basato su “rigore e ponderazione” e orientato “alla copertura più larga possibile della popolazione“.

Grande importanza è stata data al parere del Comitato Tecnico Scientifico (Cts, organo poi sciolto con la fine dello stato di emergenza), e proprio sulla frizione tra politica e scienza Speranza ammette di aver dovuto fare una scelta forte e in contrasto con il passato: un bivio in cui la direzione imboccata è stata quella giusta, se “oggi l’Italia sta meglio è grazie a numeri straordinari di diffusione di prima, seconda e terza dose“.

Infine, sugli attacchi personali e sulla richiesta avanzata dal centrodestra circa l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, l’ex parlamentare Pd non rimpiange nulla del suo duplice mandato quale ministro della Salute. Al contempo contesta alla maggioranza (e lo ha fatto anche durante la campagna elettorale) e a Fratelli d’Italia in particolare, una posizione ambigua sui vaccini, strumentalizzati da una propaganda volta ad attirare come una calamita i voti dei No-Vax. In ogni caso, Speranza sostiene il lavoro di Schillaci, auspicandosi che il suo modus operandi porti l’Italia fuori dalla pandemia.