Il decreto più innocuo finora varato dal governo, quello con i nuovi nomi dati ai Ministeri, il primo su cui la maggioranza si è trovata ad affrontare il voto parlamentare, ha creato anche il primo imbarazzo, tanto da far slittare di ora in ora fino al pomeriggio inoltrato la seduta della Commissione della Camera che esaminava il decreto. Oggetto dello scontro le poltrone sia dei sottosegretari che degli staff di alcuni ministri, dei quali alla fine sono state aumentate le dotazioni finanziarie. Noi Moderati, con un emendamento di Alessandro Colucci e Maurizio Lupi, chiedeva di aumentare il numero dei sottosegretari da 65 a 68. Il governo aveva dato parere negativo ma il parlamentare non lo ha ritirato sostenendo che ci fosse un accordo politico su di esso tra i leader dei partiti.
La minaccia era il voto contrario su emendamenti degli altri partiti che aumentavano le risorse degli staff di alcuni ministri: La Lega proponeva di aumentare di 480 mila euro la dotazione per lo staff del ministro Valditara, Fi di 975.000 per lo staff di Pichetto Fratin e Fdi per quello del viceministro Maurizio Leo. In una sorta di stallo da tutti contro tutti la seduta della Commissione è stata rinviata ancora. E solo a quel punto Colucci ha ritirato il proprio emendamento mentre gli altri sono stati approvati. Inevitabili le proteste delle opposizioni.