Storia del crimine: Minghella, il serial killer delle prostitute. Maurizio Minghella è stato uno dei più feroci e crudeli assassini seriali italiani. Incredibile la vicenda di questo mostro di casa nostra, nato a Genova il 16 luglio del 1958. Condannato all’ergastolo per l’omicidio di Tina Motoc, a cui sono stati aggiunti altri 200 anni di carcere per aver commesso dieci omicidi e violenze ai danni di prostitute. Questi ultimi reati avvennero tra il 1997 e il 2001 a Torino quando Minghella era in semilibertà, dopo che aveva ucciso cinque donne a Genova nel 1978.
Storia del crimine: Minghella, il serial killer delle prostitute
Minghella da giovane fa il pugile dilettante e ha una passione macabra: ama passare ore e ore all’obitorio per vedere da vicino i cadaveri e per godersi la disperazione dei familiari. Suo padre è un uomo violento e il piccolo Maurizio assiste spesso alle percosse che sua madre deve subire continuamente. Anni dopo, durante un colloquio, disse agli psichiatri di essere rammaricato per non aver ucciso il padre strangolandolo con una corda. Minghella ha bisogno di uccidere, perché quando uccide si eccita. Le sue vittime sono donne, in particolare prostitute.
Una lunga scia di sangue
Maurizio Minghella uccide una donna dietro l’altra; più loro si agitano cercando di fuggire, più cresce in lui il desiderio sessuale. Gli omicidi iniziano il 9 aprile 1978 con la prima vittima, Anna Pagano, 20 anni, una prostituta che fa uso di stupefacenti. Viene ritrovata con il cranio fracassato; le gambe e la schiena sono ricoperte di scritte che alludono alle Brigate Rosse. Minghella la sevizia conficcandole una penna nell’ano. Passa qualche mese e tocca alla 23enne Giuseppina Jerardi, trovata in un’automobile. Undici giorni dopo, il 19 luglio, viene ritrovata morta, strangolata, la 14enne Maria Catena Alba, detta Tina: il suo corpo nudo è legato a un albero. Ed eccoci al delitto più efferato commesso da Maurizio Minghella: quello di Tina Motoc, 27enne madre di un bambino di 2 anni. Il cadavere della poveretta è letteralmente maciullato.
L’arresto, il processo e la semilibertà
Dopo tutto questo orrore, Minghella viene arrestato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1978, quando confessa l’uccisione di alcune donne, ma nega di essere il responsabile degli altri omicidi. Il 3 aprile 1981 la Corte d’Assise di Genova lo condanna all’ergastolo per 5 omicidi. Nel 1995, però, ottiene la semilibertà e dal carcere di Porto Azzurro viene trasferito in quello delle Vallette di Torino. Entra nella comunità di recupero di don Ciotti e lavora come falegname dalle 17 alle 22 in una delle cooperative del Gruppo Abele, dove conosce una donna da cui avrà un figlio nel 1998. Insomma, sembra veramente cambiato, purtroppo non è così.
Maurizio Minghella torna a colpire
Nel 1996 si assenta sempre più spesso dal lavoro e a Torino riprendono gli orrendi delitti di prostitute violentate e torturate. Tra loro: Loredana Maccario, strangolata con una corda nel proprio appartamento. La polizia a quel punto riapre le indagini e il primo sospettato non può che essere lui: Maurizio Minghella. Nel 2003, dopo un’evasione durata qualche ora, il serial killer delle prostitute viene finalmente bloccato e condannato nuovamente all’ergastolo. Condanna confermata l’8 giugno 2005 dalla Corte di Cassazione. In totale, Maurizio Minghella è accusato di 10 omicidi ma si sospetta che abbia ucciso anche altre 15 donne. Attualmente è rinchiuso nel carcere di Pavia in regime di 41-bis.
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