Il governo studia una soluzione per modificare la norma sulle pensioni inserita nella manovra di Bilancio. Sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, c’è Opzione donna, con al vaglio la possibilità di mantenere la versione in vigore finora, prorogandola solo temporaneaneamente.
L’ultima versione di Opzione donna inserita nella legge di Bilancio sarebbe troppo restrittiva, poiché l’uscita anticipata dal lavoro della donna viene subordinata al numero dei figli. Il governo è dunque al lavoro per trovare una soluzione. L’ultima formulazione dell’esecutivo limita a tre sole categorie di lavoratrici la possibilità di andare in pensione anticipatamente (caregiver, invalide almeno al 75% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi). L’età è fissata a 60 anni, soglia che può scendere di un anno per ogni figlio, fino ad un massimo di due anni.
Proprio quest’ultima clausola desta particolari preoccupazioni: le donne che non hanno figli rischiano di essere fortemente penalizzate. Senza contare gli elevatissimi costi della misura, oltre 400 milioni di euro. A questo punto, la ministra del Lavoro Marina Calderone e alcuni esponenti della maggioranza hanno cercato una via d’uscita durante alcune riunioni informali alla Camera. L’opzione più plausibile sarebbe quella di eliminare tale passaggio: in tal caso, il tema sarebbe soltanto rinviato al prossimo anno, in occasione di una preannunciata riforma complessiva delle pensioni.
Opzione donna, tutto sul trattamento pensionistico riservato alle lavoratrici dipendenti e autonome
Opzione donna è una formula per la pensione anticipata in vigore dal 2004, dopo l’introduzione da parte del governo Berlusconi II. Destinatarie di tale modalità sono tutte le lavoratrici dipendenti nel settore pubblico e privato e le lavoratrici autonome. Possono accedere alla pensione anticipata con la formula Opzione donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2021, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni, e abbiano un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome. Tali lavoratrici, se dipendenti, possono anche aver cessato il proprio rapporto di lavoro.
Il governo Meloni aveva deciso di prorogare la misura, ma introducendo una clausola variabile a seconda del numero di figli: nel 2023 le donne potranno andare in pensione anticipata a 58 anni se hanno due o più figli, a 59 se ne hanno uno solo, a 60 negli altri casi.
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