Era la giornata clou del discorso di Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, in una sorta di replica della conferenza stampa successiva all’invasione dell’Ucraina: davanti a una platea di cronisti piuttosto nutrita, la posizione della Russia è di condanna unanime nei confronti dell’Occidente, e della Nato in particolare.

Una lunga ricostruzione storica dei rapporti tra i due assi diplomatici volta a dimostrare chi fosse realmente in torto.

Lavrov affossa Nato e Ocse, unica lode per Erdogan

In particolare, Lavorv punta il dito contro la Nato, rea di essere rimangiata le promesse fatte un anno fa. Era l’8 dicembre 2021 quando la Russia inviò una lettera in cui si richiedeva lo stop all’espansione dell’Alleanza atlantica verso oriente: ma Stoltenberg aveva replicato a quella missiva sostenendo che ogni Paese avesse il diritto di aderire alla Difesa atlantica, una decisione che il Cremlino interpreta come un mancato tentativo di de-escalation. Una motivazione sufficiente per giustificare l’operazione speciale militare in Ucraina avvenuta pochi mesi dopo.

Inoltre, la Nato costituisce una “minaccia esistenziale” per Mosca in quanto “partecipante attiva del conflitto“:

Sono direttamente coinvolti non solo con la fornitura di armi, ma anche con l’addestramento del personale militare.

Alla domanda sui motivi che si nascondo dietro ai bombardamenti contro le infrastrutture energetiche, Lavrov spiega che tutto questo è condotto per impedire agli Usa e alla Nato di far transitare armi nucleari sul suolo ucraino o di addestrare l’esercito di Kiev. Per il Cremlino, dunque, si assiste a un ritorno al passato fino ai tempi della Guerra fredda, il cui obiettivo è rimasto lo stesso: “tenere la Russia ai margini dell’Europa e assoggettarla secondo il volere delle democrazie liberali“.

Non sono mancate frecciate a Svezia, Finlandia e Polonia, che hanno compiuto un passo lontano dalla cultura sovietica pur in modi diversi. A conclusione del discorso, in cui non è mancata una dura critica a Papa Francesco (accusato per le sue dichiarazioni “non cristiane sui buriati e i ceceni – due minoranze etniche russe), Lavrov rimane convinto che il dialogo sia ancora possibile e conferma che il Cremlino terrà sempre la porta aperta. Tra le figure occidentali più elogiate compaiono Macron, al quale contesta tuttavia il mancato inserimento di Russia e Bielorussia nella nuova Cpe, ed Erdogan. Aspro anche il commento sull’Italia, “da cui non sono mai arrivate proposte concrete.

Lavrov: “Con John Kerry risolveremmo problemi”

Il ministro degli esteri russo ha quindi lodato l’ex segretario di Stato americano John Kerry.

È un vero partner di dialogo. Ho parlato con lui più a lungo e più spesso che con uno qualsiasi dei nostri partner, inclusi anche i nostri vicini più stretti. Ci siamo incontrati più di 50 volte e ho visto in lui una persona che è sinceramente interessata a un risultato che non sia unilaterale ma generale. Ci aiuterebbe a risolvere i problemi insieme. I negoziati dovrebbero puntare non a sopprimere il nemico ma a raggiungere risultati attraverso un dialogo rispettoso.

Nel frattempo si attendono novità dall’incontro tra Macron e Biden che sta avvenendo in queste ore.