Corte costituzionale vaccinale. La Corte costituzionale è chiamata a esprimersi sulla costituzionalità dell’obbligo vaccinale. La sentenza dell’udienza, salvo slittamenti, è attesa per la giornata di oggi.

Corte costituzionale vaccinale

Sono 11 le ordinanze con cui 5 uffici giudiziari hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità di obbligo e sanzioni in particolare del Decreto Legge 01/04/2021 n. 44 (convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76) e Decreto Legge 24/03/2022 n. 24 che istituiscono l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, stabilito fino al 31 dicembre 2022, ma fatto cessare dal nuovo Governo dal 1 novembre scorso (Dl 31 ottobre 2022, n. 162). Tra i più critici dell’obbligo, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, che ha sollevato anche la questione della sicurezza dei vaccini; il Tar della Lombardia che chiama in causa numerosi principi costituzionali come la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, il diritto al lavoro e alla retribuzione, la tutela della salute, il principio dell’uguaglianza; e il tribunale di Padova che ipotizza anche la violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

No vax in attesa

Il mondo no vax ci spera, al punto da ritrovarsi in sit in sotto il palazzo della Corte costituzionale. Secondo le prime indiscrezioni però, la Consulta sarebbe orientata ad una pronuncia di non fondatezza del ricorso. Sul filo della sua precedente giurisprudenza la Corte potrebbe ribadire che, date alcune condizioni che essa stessa ha posto, l’obbligo del vaccino è legittimo e quindi costituzionale. E sarebbe questa una pronuncia in controtendenza rispetto al primo decreto del governo Meloni del 31 ottobre che ha anticipato di due mesi, dal 31 dicembre al primo novembre, il rientro in servizio dei medici no vax.

La posizione di Palazzo Chigi

La presidenza del Consiglio dei ministri si è costituita in giudizio e ha chiesto di dichiarare infondate o inammissibili molte delle questioni sollevate. “Non avrei mai voluto sentire in quest’aula parole come coercizioni e ricatti dirette a un legislatore: mi rammarico profondamente e le respingo” ha detto nel corso dell’udienza l’avvocato dello Stato Enrico De Giovanni, che rappresenta le ragioni di Palazzo Chigi.