Il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, ha rivolto un duro attacco al colosso statunitense dell’elettronica Apple, accusandolo di servire da “vassallo del Partito comunista cinese”.
Ron DeSantis vs Apple
Ron DeSantis, da poco riconfermato governatore della Florida, si è unito a un crescente coro di repubblicani che criticano Apple dopo che Elon Musk ha affermato che il gigante della tecnologia ha minacciato di rimuovere Twitter dal suo App Store. Da Cupertino non è arrivata una risposta pubblicamente a Musk, né la conferma di aver minacciato di rimuovere l’applicazione dallo store.
Secondo DeSantis la minaccia del produttore di IPhone sarebbe la risposta alla riabilitazione di una serie di controversi profili di orientamento conservatore che erano stati banditi da quel social media negli ultimi anni, prima che Twitter fosse acquistato dal patron di Tesla.
In un intervento pubblicato sul suo profilo Twitter, il governatore repubblicano ha attaccato il colosso informatico per il suo sostegno alla Cina nel contrasto alle proteste contro le restrizioni sanitarie.
“Le notizie secondo cui Apple non sta consentendo ai dimostranti di utilizzare queste funzioni airdrop per cercare di comunicare, il che ovviamente fornisce aiuto e sostegno alla Repubblica Popolare Cinese. Si vedono queste notizie, che sono molto preoccupanti, e poi si sentono anche notizie secondo cui Apple sta minacciando la rimozione di Twitter dall’App Store perché Elon Musk sta aprendo alla libertà di parola e sta ripristinando molti profili che erano stati sospesi in modo iniquo e illegittimo per la diffusione di informazioni corrette sul Covid”.
La rimozione di Twitter dall’App Store richiederebbe, secondo DeSantis, una risposta del Congresso.
Apple, ha affermato DeSantis, “è forse l’azienda più potente al mondo, di certo una delle compagnie più potenti nella storia degli Stati Uniti. Esercitano per certi versi un’autorità persino superiore a quella dei governi. E stanno usando la loro autorità per proteggere il Pcc (il Partito comunista cinese), tentando al contempo di limitare la libertà di parola negli Stati Uniti”.