Mondo del ciclismo in lutto dopo aver appreso della morte di Davide Rebellin. Secondo quanto riportano diverse testate locali, infatti, l’ex corridore, in mattinata è stato investito da un camion mentre era in sella alla sua bicicletta per una classica sessione di allenamento. L’incidente è avvenuto lungo la strada Regionale 11, a Montebello Vicentino, nei pressi di Vicenza.
Morte Davide Rebellin: la dinamica dell’incidente
Secondo quanto riporta Ansa, Rebellin – 51 anni – sarebbe stato travolto da un mezzo pesante che stava uscendo dal vicino svincolo dell’autostrada. In questo senso, l’autista del camion non si sarebbe fermato proseguendo la sua corsa. Le forze dell’ordine stanno lavorando per determinare la dinamica di quanto successo e identificare il camionista.
Rebellin nel corso della sua fantastica carriera ha vinto una Amstel Gold Race (nel 2004), tre Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009), una Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2004), oltre a una tappa al Giro d’Italia. Il nativo di San Bonifacio, nell’ultimo anno ha corso tra le fila della Work Service, formazione Continental. Rebellin aveva annunciato il suo ritiro della gare lo scorso 16 ottobre alla Veneto Classic, collezionando un trentesimo posto.
La reazione di Davide Cassani: “Viveva per correre in bicicletta”
Numerose le reazioni da parte di colleghi e amici di Rebellin, a partire da Davide Cassani – ex CT della nazionale:
Sono senza parole. Purtroppo non è il primo a morire in bici per strada e non sarà neanche l’ultimo, siamo sempre qui a piangere amici e persone che vanno in bici. Sono veramente triste, perché abbiamo perso un altro ragazzo, uno che dopo trent’anni di bicicletta aveva smesso di correre appena un mese fa. Incredibile, atroce, uno che dedica tutta la sua vita alla bicicletta dopo un mese andando in giro in bici perde la vita. Ricordo quando abbiamo corso insieme nel ’94 e ’95, andammo a fare un allenamento alle Canarie e nonostante lui fosse un giovane e io dieci anni più di lui quando si tornava in albergo lui ‘allungava’ sempre. È sempre stato un professionista esagerato. Viveva per correre in bicicletta, silenzioso, mai visto arrabbiarsi. Un buono, a dispetto di tutti amava la bici e questo gli dava gioia.