Guangzhou, il capoluogo del Guangdong (tra le regioni più ricche di tutta la Cina), segna un possibile cambio di passo del Paese nella lotta al covid-19. Un parziale allentamento delle restrizioni e un controllo più morbido che si allarga anche nei distretti regionali di Panyu, Liwan, Tianhe, Conghua e Huadu. Rimane per il momento in stallo con le disposizioni vigenti il distretto di Haizhu, il più colpito dai focolai del virus, sebbene sia da poco consentito ai “contatti stretti qualificati” di essere messi da oggi in quarantena domiciliare.
La decisione arriva dopo gli scontri della notte italiana tra polizia e popolazione civile: basta infatti spulciare i social network per vedere testimonianze video che documentano quanto sta accadendo a Pechino, sfidando anche la potente censura del Pcc.
Covid Cina, linea dura contro le proteste da parte di Xi
Uno dei filmati più popolari arriva proprio da Guangzhou (conosciuta in Occidente come Canton, dal nome del famoso riso alla cantonese), nella Cina meridionale: qui si vede la polizia completamente bardata di tute bianche anti-covid e dotata di scudi antisommossa trasparenti. Non sono mancati arresti, con il sistema di sicurezza statale che è entrato in azione per reprimere sul nascere le proteste, culminate lo scorso weekend in alcune università del Paese.
Il diktat arrivato da Xi Jinping è chiaro: reprimere in modo risoluto qualsiasi nuova protesta. In una riunione odierna il Comitato per gli Affari politici del Pcc accusa “forze ostili” non meglio identificate di aver “stravolto l’ordine sociale”. Secondo molti analisti la Cina sta facendo i conti con la più grande manifestazione di piazza dai tempi di Tienanmen (1989), sicuramente uno dei periodi più complicato da quando Xi è diventato presidente della Repubblica Popolare.
Un appello a rivedere la strategia “Zero Covid” giunge anche da Cheng Youquan, direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. In un briefing ha suggerito che i lockdown vadano revocati quanto prima e che risulta sbagliato adottare un approccio unico per tutti. In sostanza, una scorretta applicazione delle pratiche sanitarie unita al mancato ascolto dei bisogni dei singoli. Un modo per provare anche a giustificare la categoria dei funzionari sanitari, nonostante le misure oggi in vigore siano state semplificate solamente un mese fa.