Con più di 732 milioni di abitanti in 48 stati diversi, l’Europa è un continente molto sviluppato dal punto di vista economico, con un tessuto industriale evoluto in svariati settori.
Un gigante, sia in termini di abitanti ma anche per la capacità produttiva del proprio tessuto industriale. Forte di un’elevata rete d’interconnessione tra gli stati, con partnership aziendali molto forti che, in svariati settori, permettono alle industrie europee di competere a livello mondiale con i loro competitor.
Benché la grande capacità produttiva, l’Europa debba affrontare difficoltà, quasi storiche, dal punto di vista dell’autosufficienza energetica.
Energia, il punto debole dell’Europa
Analizzando lo sviluppo energetico che il vecchio continente ha intrapreso negli ultimi decenni, si può notare che, se da una parte per soddisfare il fabbisogno energetico interno è stato stipulato un accordo internazionale con stati esterni all’UE per la fornitura delle materie prime da convertire, dall’altra parte un vero e proprio piano di sviluppo energetico che potesse permettere una vera e propria autosufficienza energetica all’Europa, non è stato mai intrapreso.
Per molti anni, la produzione di energia elettrica in Europa è stata basata sulla conversione dei combustibili fossili. Gli impianti termoelettrici, sfruttando la conversione dei combustibili in energia elettrica, hanno permesso alla struttura sociale e industriale di raggiungere elevati livelli di benessere e di sviluppo.
In questo scenario, costanti accordi energetici tra i vari stati europei e Mosca, hanno permesso alla Russia di diventare il primo fornitore di gas per l’Europa.
Fondare una politica per lo sviluppo energetico con contratti di fornitura di combustibili fossili con stati esteri, ha procurato un vero e proprio incubo energetico all’Europa dopo l’inasprimento dei rapporti tra le cancellerie diplomatiche europee e Mosca.
Francia, molte centrali nucleari in manutenzione e rischio black out
Il sistema energetico francese vanta una lunga ed eccellente tradizione nucleare.
Con un piano di sviluppo energetico, che negli anni, ha permesso di costruire e rendere operativi 56 reattori nucleari per la produzione di energia elettrica, oggi la Francia gode a livello mondiale del primato di primo produttore di energia da fonte nucleare e, In Europa, è il principale esportatore di energia elettrica.
Con la rete elettrica più estesa d’Europa, i suoi oltre 100.000 chilometri di linee in alta, media e bassa tensione, percorrono l’intero territorio in maniera capillare; con circa 50 interconnessioni con i paesi limitrofi, il sistema elettrico francese è il più interconnesso d’Europa, garantendo costantemente flussi bi-direzionali di energia elettrica in import ed export.
Dal report nazionale dei consumi e produzione di energia elettrica, si apprende che nel corso dell’anno 2021 il 69% dell’energia elettrica prodotta in Francia proviene dal funzionamento delle sue centrali nucleari.
Per il loro complesso principio di funzionamento, le centrali nucleari sono classificate come impianti “basedload” ovvero, impiegati per la produzione di energia elettrica destinata a soddisfare la richiesta energetica di base. Le centrali nucleare non sono impianti destinati a soddisfare le richieste energetiche di picco in quanto, possono richiedere anche alcune ore per aumentare la loro potenza elettrica prodotta.
Per far fronte alle richieste energetiche nelle ore di picco, il sistema elettrico francese sfrutta centrali termoelettriche alimentate a gas. Questa tipologia di centrali, classificati come impianti “peakload”, ha il vantaggio di poter essere operative in pochissimo tempo e possono variare la potenza elettrica prodotta in tempi brevissimi; per questo sono particolarmente adatte a coprire i picchi di richiesta energetica.
Un sistema in crisi
Molte centrali nucleari francesi sono state costruite tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta.
Un sistema cosi complesso e articolato, con molti anni ormai di servizio attivo, richiede molta manutenzione e costi di gestione e ammodernamenti molto elevati.
Con la crisi economica e sociale scaturita dall’emergenza Covid-19 degli scorsi anni, il programma di manutenzione dei reattori nucleari ha subito un notevole rallentamento, fino a ottenere uno scenario quasi inquietante; dati che si riferiscono al mese di ottobre 2022 indicano che dei 56 reattori francesi ben 27 sono spenti per manutenzione.
Un dato preoccupante in quanto, non è possibile sostituire in poco tempo la percentuale di energia elettrica prodotta dai reattori nucleari con nessun’altra fonte di produzione.
Per garantire l’equilibrio della rete elettrica, la frequenza di rete deve essere fissa a 50 Hz. Un valore più basso di 50 Hz significa che l’assorbimento delle utenze è superiore alla produzione con conseguente rischio black-out mentre, un valore superiore ai 50 Hz indica che la produzione di energia elettrica è superiore all’assorbimento delle utenze il che permette o di ridurre la produzione, o di esportare energia verso nazioni vicine.
L’equilibrio della rete elettrica francese è garantito dall’operatività delle sue centrali nucleari; costantemente i tecnici del RTE, l’operatore della rete di trasmissione elettrica, monitorano i dati relativi al consumo e alla produzione di energia elettrica provvedendo al mantenimento dell’equilibrio della rete.
Si spera così in un inverno con temperature nella norma; se ci dovessero essere ondate di freddo con temperature particolarmente rigide, la richiesta energetica delle utenze potrebbe essere naturalmente più elevata. Con un minor numero di reattori nucleari in servizio, e una limitata disponibilità di centrali termo-elettriche alimentate con combustibili fossili, il rischio block-out è reale.
La lunga tradizione nucleare, ha spinto negli anni la Francia ad avere una bassissima dipendenza dalle fonti energetiche fossili per la produzione di energia elettrica.
Nell’anno 2021, solo il 7% dell’energia elettrica utilizzata è stato prodotto con centrali termo-elettriche alimentate con combustibili fossili. Considerate le caratteristiche tecniche delle centrali termo-elettriche, che sono più veloci nell’aumento della potenza elettrica generata rispetto alle centrali nucleari, sono sfruttate soltanto per coprire le ore nelle quali vi sono picchi nella richiesta energetica.
Se da un lato, la bassa dipendenza e utilizzo di centrali termo-elettriche alimentate con combustibili fossili ha permesso alla Francia di sviluppare la tecnologia Nucleare con energia a prezzi relativamente bassi, dall’altro, oggi si trova ad affrontare il problema di non avere centrali per compensare la perdita di produzione derivante dai 27 reattori nucleari fermi per manutenzione.
Sistema EcoWatt, una risorsa per evitare i blakc-out
Con una limitata possibilità di incrementare la produzione di energia elettrica, l’operatore della rete di trasmissione RTE ha messo a punto un sistema per la riduzione dei consumi degli utenti.
Secondo una dichiarazione del RTE alla testata giornalistica francese Le Monde:
« Si nous avons activé tous les moyens de production disponibles en France et importé toute l’électricité possible de nos voisins, nous devons jouer sur la consommation pour équilibrer le système et éviter un black-out », résume le gestionnaire, contacté par Le Monde.
“Se abbiamo attivato tutti i mezzi di produzione disponibili in Francia e importato tutta l’energia elettrica possibile dai nostri vicini, dobbiamo giocare sui consumi per bilanciare il sistema ed evitare un black out”, sintetizza il manager, contattato da Le Monde.
Con il sistema EcoWatt, l’operatore francese può monitorare, ora per ora, lo stato operativo della rete elettrica nazionale; elaborando tutti i dati che si riferiscono ai consumi degli utenti, alla produzione delle centrali elettriche su territorio nazionale, e i dati relativi all’eventuale import/export di energia elettrica.
Se il consumo di energia elettrica è troppo elevato, rispetto alla disponibilità di energia elettrica da immettere nella rete di trasmissione e di distribuzione, il sistema EcoWatt può operare in maniera selettiva con strategie mirate alla riduzione dei consumi di energia elettrica.
Nello specifico, il sistema EcoWatt può:
- Incoraggiare le aziende a ridurre i consumi di energia elettrica o utilizzare fonti di produzione interne come impianti fotovoltaici.
- Abbassare la tensione elettrica sulla rete di distribuzione, in questo modo la potenza elettrica prelevata delle singole utenze diminuirebbe (la potenza elettrica è calcolata come il prodotto tra la tensione e la corrente).
- Black-out controllati e mirati.
Germania, forte incremento delle rinnovabili per svincolarsi dal gas di Mosca
Anche Berlino, la storica locomotrice economica europea, non è stata risparmiata dal forte impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia.
Con un’elevata percentuale di produzione di energia elettrica da fonti fossili, come gas e carbone, in pochi mesi l’economia tedesca ha dovuto assorbire i forti rincari, nel comparto energetico, generati dal conflitto militare tra Mosca e Kiew.
Storicamente, la Germania ha avuto una lunga tradizione nella produzione di energia elettrica con centrali termiche alimentate a carbone e gas naturale. Forte degli accordi economici con Mosca per la fornitura di gas, Berlino ha sempre sfruttato le fonti fossili come fonte energetica primaria per la produzione di energia elettrica per il comparto industriale e residenziale.
Con l’aumento repentino dei prezzi del gas, e le minacce continue di Mosca di tagliare completamente le forniture di gas all’Europa, il governo tedesco ha attuato forti misure preventive per tentare di arginare i pericoli legati alla mancanza di energia elettrica.
Nei primi sei mesi del 2022, il centro per la ricerca solare ZSW e l’Associazione Federale per la gestione dell’energia e l’acqua BDEW dichiara che nel consumo di elettricità nazionale, leggermente diminuito rispetto agli anni passati, il 49% della produzione elettrica tedesca deriva da fonti energetiche rinnovabili, facendo segnare un incremento di sei punti percentuali rispetto all’anno 2021.
Con una produzione lorda di 298 miliardi di kWh, ben 139 kWh sono generati con fonti rinnovabili mentre, 159 miliardi di kWh sono stati prodotti con fonte fossile e nucleare.
Price-cap, Berlino corre solo
Una manovra forte, concepita per mettere a riparo famiglie e imprese dalle conseguenze che un aumento, quasi insostenibile, delle componenti energetiche potrebbe costringere la locomotrice economica europea a una brusca frenata.
Con un pacchetto da 54 miliardi di euro, messi in campo dal governo tedesco, saranno stanziati sussidi e imposto un tetto al prezzo del gas e dell’elettricità.
Per le famiglie, il price-cap permetterà di avere un prezzo fisso a 0.12 centesimi di euro per kWh fino all’80% del consumo mentre, per l’energia elettrica il prezzo viene fissato a 0.40 centesimi di euro fino a Aprile del 2024. Per le imprese, il 70% del consumo di gas è sovvenzionato.
Accordo con il Qatar per la fornitura di GNL (Gas naturale Liquefatto)
Nel tentativo di impedire una possibile crisi energetica interna, qualora la Russia decida di interrompere definitivamente i flussi di gas verso Berlino e l’intera Europa, e diversificare i fornitori energetici, il governo Scholz ha intrapreso un accordo commerciale con la compagnia petrolifera Qatar Energy.
L’accordo prevede la fornitura di due milioni di tonnellate di GNL ogni anno per una durata contrattuale di 15 anni di fornitura, con la previsione di ridurre fortemente la dipendenza da fonti fossili entro il 2040, sostituendole con altre fonti più evolute e meno soggette a forti oscillazioni dei prezzi.
Gianni Truini